Ebrei, banche, usura: perché questo accostamento e cosa c’è di vero in quello che si dice

Perché gli ebrei vengono spesso associati a banche e usura? Da dove nasce l’ostilità nei loro confronti?

Gli ebrei inizialmente vengono accettati dall’Impero Romano, i problemi arrivano quando il Cristianesimo diventa religione dell’Impero d’Occidente.

Durante l’alto medioevo era solo un fatto di soldi: gli ebrei pagavano e i re li lasciavano stare. Dopo le crociate la situazione diventa pesante.

Non potevano ricoprire cariche pubbliche, non potevano sposarsi con i cristiani ed era loro vietato avere beni immobili.

E’ questo il passaggio fondamentale per capire il frequente accostamento con le banche e per capire dove nasce il concetto di prestito a usura e prestito a tasso di interesse.

Non potendo avere beni immobili, gli ebrei potevano esercitare di fatto delle professioni che i cristiani praticavano di meno: commerci, come quelli delle pelli, e servizi, come la professione di medico. Ma soprattutto una particolare forma di commercio: quello del denaro.

La legge di Mosè vietava il denaro a interesse al proprio fratello, quindi a qualcuno della stessa religione, ma non allo straniero, al quale invece si doveva applicare. Ecco perché si sviluppano le banche con la logica dell’ebraismo: da una parte i cristiani che condannavano l’usura, dall’altra gli ebrei che non solo la potevano praticare, ma erano quasi incentivati dalla loro legge ad applicarla.

Questo è un passaggio storico fondamentale per la pratica bancaria, perché nei pegni dei prestiti, che di solito erano a breve termine, nasce il concetto di garanzia.

MalvezziQuotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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