Accade un fatto curioso: quel settore dell’informazione (ampio) che si oppone in modo più o meno palese al governo in carica, si trova costretto a tifare per chi dall’Italia o dall’estero sembra sbarragli la strada. E non importa che questa difesa possa sembrare impopolare.
In assenza di un opposizione politica (il PD pensa alle cene!) si prende quello che si trova. Un giorno viene esaltato un commissario europeo che bacchetta l’Italia, un altro un ministro lussemburghese che manda a quel paese Salvini (e anche l’Italia), oggi è il turno della ola per il ministro dell’economia Tria. Perché? Perché “Il piccolo Tria fa da argine per fermare il deficit e la macchina delle promesse della trimurti (addirittura!) gialloverdi”, come scrive Giannini su Repubblica, per esempio.
Sarebbe inutile ricordare a Giannini che pur con tutti gli argini che ci sono stati dal 2011 ad oggi il debito pubblico italiano è cresciuto sia in termini assoluti che percentuali: Giannini (e gli altri) lo sanno benissimo.
Quello che mi sconcerta è che la critica ai provvedimenti del governo, che nelle intenzioni dovrebbero far ripartire l’economia e sostenere le fasce a basso reddito, ruoti solamente intorno a paletti economici di “sostenibilità” che finora hanno portato risultati scarsi se non veri e propri danni.
Insomma con la sostenibilità le famiglie non arrivano a fine mese e le aziende non assumono.
Tifare perché Tria impedisca al governo in carica di seguire una strada nuova assomiglia tanto all’atteggiamento di quei tifosi del calcio che si esaltano per le plusvalenze anche quando vendere campioni allontana le vittorie sul campo.
Sembra che per questi tifosi della politica non conti che in Italia si possano creare condizioni più favorevoli: quello che conta è il tifo contro, nella speranza che un governo che gode di un ampio consenso popolare possa in qualche modo inciampare e cadere. E se l’inciampo può venire dal ministro dell’economia, forza Tria!