Debito pubblico: se solo il 6% è nelle mani delle famiglie italiane, chi ci tiene in pugno?

Un’altra presunta verità neoliberista va confutata, un’immagine del debito pubblico che cresce sempre di più ed è sempre più fuori controllo: riguarda la sua composizione.

Come spiegato in un precedente video, quasi il 60% del debito è stato creato nella seconda Repubblica, ma perché questo è successo?

Sprechi? Pensioni troppo alte? Nulla di tutto ciò. E’ successo per questioni di matematica finanziaria.

A partire dal 1981 è stato deciso il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, il debito è esploso nei dieci anni successivi e poi negli anni ’90 è stata decisa la privatizzazione del debito. Il debito, cioè, è stato portato nelle mani di banche estere.

Oggi il debito “ancora” italiano è circa il 65%, ciò significa che circa il 35% è finito all’estero nelle mani di banche, operatori assicurativi e operatori speculativi.

Di quel 65%, in che percentuale il debito pubblico lo detengono gli italiani? Negli anni ’70 e ’80 il debito era ancora fortemente legato alle famiglie italiane. Oggi circa il 6%.

E’ evidente: si è trattato di uno spossessamento del debito dalle mani di quelli che effettivamente dovrebbero essere i titolari alle mani di operatori speculativi esteri.

Malvezzi Quotidiani, l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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