RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
L’ho detto e lo ridico: il transito del 2013 da Papa Ratzinger a Papa Bergoglio segna una vera e propria catastrofe per la Chiesa.
Si passa dall’ultimo baluardo di resistenza alla globalizzazione capitalistica senza valori al primo pontefice che annulla il senso di Dio e del sacro e che piega la chiesa alla civiltà dei consumi.
Potremmo dire che Bergoglio è per la chiesa ciò che Gorbaciov è stato per la Russia: la ristrutturazione che il politico russo proponeva del comunismo consisteva in realtà nella sua dissoluzione.
Gorbaciov aveva infatti assunto la missione di seppellitore del comunismo russo per conto del capitalismo anglosassone. I suoi economisti elaborarono un piano, poi ribattezzato “dei 400 giorni”, che mirava a una massiccia privatizzazione dell’economia sovietica con palese intento antisocialista.
Come Gorbaciov anche Papa Bergoglio dal 2013, dietro la volontà di ricostruire la chiesa si è in realtà fatto promotore della sua dissoluzione.
Con Bergoglio la chiesa si fa ancella del nuovo ordine mondiale sdivinizzato e teologicamente corretto. Proprio ciò che accadde con Gorbaciov in Russia, quando il comunismo si sciolse a vantaggio dei consumi e dei costumi.
Il 1989 però dimostrò alla chiesa e a Papa Wojtyla come la fine del comunismo che tanto la chiesa aveva combattuto accelerò la scristianizzazione, la precarizzazione delle masse e l’indebolimento dei diritti sociali.
Nè il comunismo russo, né la chiesa di Roma hanno capito la loro reale funzione di freno rispetto al globalismo. Si sono fatte la guerra in passato senza mai comprendere che il nichilismo le avrebbe travolte entrambe.
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