Tutte le promesse che ci hanno fatto sull’euro, guardate quante ne hanno mantenute

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo

Per capire chi abbiamo lasciato decidere le sorti della nostra moneta, del nostro paese e delle nostre vite riportiamo alcune frasi tratte da un’intervista di una giovanissima Lucia Annunziata a Beniamino Andreatta, fautore del fallimentare divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro.

In quegli anni la lira vinceva “l’oscar” come moneta più forte e responsabile del boom economico che Andreatta chiamava invece una “moneta di scarsa reputazione“.
L’intervistato proponeva inoltre di “scaricare a 2000 chilometri dal parlamento italiano” – e quindi dal controllo del popolo italiano – “quella politica monetaria“.

Secondo il ragionamento di Andreatta con l’euro avremmo risolto i problemi di svalutazione, e non ne avremmo più avuti con gli alti tassi d’interesse degli investitori. Sappiamo bene che è accaduto esattamente il contrario.

Ci siamo ritrovati infatti con le sorti del nostro paese in mano allo spread, che è proprio quel differenziale di rendimento dei tassi d’interesse che secondo Andreatta esisteva con la lira e sarebbe poi scomparso entrando nell’unione monetaria.

L’economia italiana avrà una grossa pressione a investire di più“, disse inoltre a Lucia Annunziata: non è mai successo; “le famiglie acquisteranno case e produrranno una domanda aggiuntiva nell’edilizia“, il settore edilizio è oggi quello che ha subito maggiormente le nefaste conseguenze dell’euro, “i comuni avranno più flussi di cassa per poter fare opere pubbliche“, il patto di stabilità interno ha totalmente cancellato questa possibilità come hanno denunciato diversi sindaci.

Andreatta conclude l’intervista annunciando uno sviluppo di stabilità.
Come pensate che sia andata?

Non ne azzeccò nemmeno una, ma un motivo c’era.

In seguito rivelò infatti la sua malafede da Bruno Vespa, svelando che nel mirino ci sono i lavoratori, i loro salari e proponendo regole europee per limitare il posto fisso e promuovere la mobilità del lavoro.


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