Sono finiti con lo stesso risultato – 3-1 – i due big match del sabato. Stesso risultato e risvolti, naturalmente, molto diversi, con due protagonisti però chiarissimi. Ronaldo, con l’umiltà dei campionissimi, e Di Francesco con la sua lucidità.
A Torino ha vinto la Juve, capace di lanciare un messaggio chiarissimo a un campionato con un padrone già designato. Sei punti di vantaggio a settembre, un’enormità per una Juve che conosce soltanto l’arte del successo e la capacità di far sorridere il suo fuoriclasse anche in una partita in cui non è riuscito a segnare. E’ quella l’immagine della partita. Ronaldo che esce dal campo con gli occhi che brillano anche se per diventare protagonista stavolta ha dovuto scegliere la strada degli assist. Il segnale di una squadra in cui anche la stella più straordinaria è capace di mettersi al servizio degli altri, senza reclamare la passerella. E’ questa la Juve di oggi: una squadra che combatte, sa anche soffrire, è travolgente e in cui – soprattutto – ogni giocatore è al servizio degli altri.
Con lo stesso risultato, con un sorriso che ha invece mascherato, è uscito dal campo anche Di Francesco, dopo il derby con la Lazio. A settembre così come per la Juve è stata la partita della fuga, già a settembre per Di Francesco era invece la partita della verità. E lui l’ha vinta con idee chiare, scelte nette e in controtendenza, a dimostrazione che il calcio non è soltanto una formuletta aritmetica e non si vince con il 4-3. 3 o con il 4-2-3-1. Contano i giocatori, contano le scelte sulle caratteristiche dei giocatori. Di Francesco ha riportato in mezzo al campo Florenzi, per arginare la corsia più pericolosa della Lazio e per dare equilibrio al reparto e a tutta la squadra. Scelta illuminata, come quella di sostituire poi l’infortunato Pastore con Pellegrini, autentico match winner. Insomma, un filo rosso – al di là dello stesso risultato – ha unito per qualche ora Ronaldo e Di Francesco. La capacità di essere protagonisti, così, con semplicità.
Alessandro Vocalelli