Divina Dea. Quattro gol in Champions sono una cosa grande in una serata splendida e, paradossalmente, anche sofferta, perché il Valencia ha sbagliato molto, Gollini ha salvato l’impossibile mentre davanti a lui ballavano in troppi, Palomino su tutti.
Il ritmo dei bergamaschi ha mandato insieme gli spagnoli, la squadra ha offerto momenti di altissimo football orchestrati da un superbo Ilicic, magistrali il suo gol e la sua prestazione, con Hateboer autore di due reti, e Gomez che ha portato lo scompiglio nella terza linea del Valencia.
Con il passare dei minuti l’Atalanta si è disunita e ha preso paura per la crescita dell’avversario, prima stordito e poi voglioso di riscattare l’onore e il risultato. Qui Gasperini non ha più letto bene la partita, ha tolto Caldara che all’ultimo minuto era entrato in gara dopo l’infortunio di Djimsiti in riscaldamento, ha inserito Zapata sbilanciando lo schema e spaccando in due la squadra.
Quando l’Atalanta, sfinita, ha cercato di far girare il pallone, non potendo più esprimere il ritmo sostenuto, è affiorato il limite tecnico del gruppo e il Valencia ha creato situazioni pericolosissime.
Quattro gol a uno nella partita di ritorno non significano nulla, perché la Champions ha dimostrato di poter ribaltare pronostici e risultati definiti. Sta di fatto che l’Atalanta vista per un’ora abbondante ha offerto un football di alta qualità anche se la sua fase difensiva è da rivedere e correggere.
Tony Damascelli