Se si dovesse trovare un titolo per inquadrare lo zelante operato del potere oggi egemonico si potrebbe forse variare quello che a suo tempo impiego Hannah Arendt per un suo libro. Si potrebbe quindi parlare non già di ‘banalità del male’ bensì di ‘malvagità del bene‘.
I padroni del caos oggi agiscono in nome di quello che santificano in tutti i modi come ‘bene’. Un ‘bene che a uno sguardo più attento si rivela essere una forma del male mascherata di modo che le masse manipolate accettino come bene ciò che in realtà è il male e per converso combattano come male ciò che in realtà è bene.
L’ultimo esempio è quello del cinguettatore digitale.
Twitter dal 5 marzo 2020 ha assunto per sua esplicita ammissione nuove politiche restrittive. ‘Per rendere Twitter migliore – dice Twitter stesso sulle sue pagine – verranno limitati video, foto o informazioni artificiosi o manipolati‘.
Cosa ciò voglia dire in concreto ovviamente non è dato sapere. Quel che è certo è che la pratica potrebbe rientrare nella casistica della malvagità del bene prima rammemorata.
Non è difficile ipotizzare che in nome della lotta contro l’artificiosità e la manipolazione dei messaggi, l’ordine egemonico etichetterà, limiterà e magari anche censurerà ogni visione non allineata subito squalificandola con l’etichetta di fake news.
Siamo al cospetto della censura democratica in nome del bene. La sempre più celebrata open society sta sempre più scivolando verso una inedita forma di società a controllo incondizionato.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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