E’ proprio della ragione socratica muovere con circospezione e sempre dubitando, cioè mettendo tra parentesi le verità inerziali accettate dai più e comode per il potere e procedendo dunque con circospezione in maniera non dogmatica, sempre alla ricerca del vero per poter uscire insieme dalla caliginosa caverna in cui ci troviamo e in cui taluni, in modo per niente innocente, vorrebbero che permanessimo sine die.
Come sapete, ho socraticamente sollevato il dubbio circa la reale natura del coronavirus, sostenendo che potrebbe essere un’arma batteriologica prodotta dalla monarchia del dollaro per colpire la Cina in primis e gli alti stati non allineati in secundis.
Tra questi stati non allineati vi è sicuramente l’Iran, già da tempo nel mirino atlantista e forse l’Italia, da punire per le sue aperture gialloverdi alla via della seta.
Non prendo in considerazione, ovviamente, gli starnazzamenti scomposti e gli insulti livorosi che con bava percolante dalle loro fauci mi hanno mosso i soliti cani da guardia del potere. Con le parole di Gramsci mi piace essere ‘l’acido corrosivo dell’imbecillità’ e risponderò, invece, all’obiezione che in molti, e con buone ragioni, mi hanno sollevato: la Corea del Sud, anch’essa colpitissima dal virus, non è forse uno stato amico tradizionalmente della civiltà dell’hamburger? Ciò costituirebbe, si dice, la confutazione della teoria suddetta. Lasciate che replichi contestualmente.
Come si posizione realmente la Corea del Sud?
La situazione è drasticamente mutata dopo l’elezione del nuovo presidente nel 2017 Moon Jae-in. Contrariamente a quanto l’opinione pubblica seguita a pensare, i venti sono mutati e si è instaurato un clima di tensione non indifferente tra la Corea del Sud e il leviatano a stelle e strisce. Per inciso, la tensione ha preso corpo subito dopo le Olimpiadi invernali a Pyeongchang, svoltesi dal 9 al 25 febbraio del 2018.
A ciò ha contribuito precipuamente l’incontro tra le due guide delle due coree ( Kim Jong-un e Moon Jae-in) avvenuto a Panmunjom. Quell’incontro è stato fortemente osteggiato dalla talassocrazia del dollaro e dei bombardamenti americani, la quale ha fatto di tutto affinché l’incontro non avvenisse. L’intento era evidente, quello di mantenere sempre viva la tensione tra le due Coree e quindi lo stabile posizionamento atlantista della Corea del Sud.
E forse è anche secondo questa chiave ermeneutica che si spiega l’ultima infelicissima battuta di Donald Trump ad avviso del quale sarebbe stata un’eresia la premiazione con l’oscar della pellicola coreana Parasite (2019).
E’ davvero possibile che la Corea del Sud stia sfuggendo alla presa atlantista e abbandonando il suo tradizionale ruolo di avamposto statunitense nell’estremo oriente?
A suffragare questa plausibile lettura vi è un aspetto ed è l’evidente apertura, di cui ovviamente tacciono i monopolisti del discorso in occidente, del nuovo governo sud coreano verso la Cina. Cosa che, con tutta evidenza, non è risultata gradita al leviatano a stelle e strisce che, oltretutto, nello stesso momento in cui faceva sbarcare ventimila soldati in Europa (operazione europe defender twenty) rinsaldava notevolmente anche in Corea del Sud il proprio contingente.
Insomma, siamo davvero certi che la Corea del Sud non sia già da tempo in odore di essere uno stato non allineato con i padroni del caos d’oltreoceano? Siamo davvero sicuri che anche la Corea del Nord non dovesse essere colpita come la Cina, l’Iran e l’Italia?
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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