Sono giorni delicatissimi per l’emergenza coronavirus in Italia. Il Governo adotta di giorno in giorno misure sempre più stringenti, volte a far rimanere a casa le persone ed evitare la diffusione del virus. Il pericolo è quello del collasso del sistema sanitario italiano che non sarebbe in grado di rispondere a tutte l’esigenze della popolazione se si dovesse ammalare.
Mentre la definizione di un vaccino sembra ancora lontana, l’unica soluzione è quindi quella di rimanere a casa. La “quarantena” obbligatoria ha funzionato in Cina e ha funzionato a Codogno e, se le misure prese finora non dovessero bastare, si potrebbe decidere di applicarla a tutta Italia.
Quali sono le giuste misure da adottare? Cosa dovrebbe fare il Governo per evitare la diffusione del coronavirus?
Ecco l’intervista al virologo Roberto Burioni a ‘Lavori in Corso’ con Luigia Luciani e Stefano Molinari.
BURIONI ► “Basta minimizzare, le altre nazioni farebbero bene a preoccuparsi”
Basta dire che è solo un’influenza
“Finiamola con le minimizzazioni che hanno portato alla situazione in cui siamo arrivati, non si possono trattare i cittadini come bambini di 5 anni. Questo virus è un virus molto contagioso e pericoloso che ha messo in difficoltà uno dei sistemi sanitari più organizzati d’Europa, quello della Lombardia.
C’è un problema, lo dobbiamo affrontare, possiamo affrontarlo. Abbiamo sentito troppo “è un’influenza”. Basta, bisogna dire le cose come stanno”.
Un’ora al parco da soli, in tutta sicurezza, fa bene
“A Codogno hanno chiuso tutto e ieri hanno registrato zero contagi. Misure severe hanno funzionato in Cina, in Corea e funzionano anche da noi. Io spero che non ci sia bisogno di chiudere tutto, che la gente abbia capito il pericolo e che deve stare a casa.
Un’ora al parco da soli, in tutta sicurezza, fa bene. Se si va al parco e si mettono insieme 10 bambini e 10 mamme non va più bene. Da soli va bene, in compagnia no”.
“Noi la chiusura di 15 giorni la facciamo tutti gli anni ad Agosto, è normale, per cui stavolta la facciamo supplementare per un fine più importante. Finito questo periodo di clausura la gente avrà voglia di divertirsi, di spendere, di comprare e ci rifaremo ampiamente di tutto quello che è stato perso in questi giorni”.
Le altre nazioni sono 10-15 giorni indietro a noi
“Per il vaccino sono ancora cose molto molto preliminare. Al momento non c’è nulla di sostanzialmente nuovo. Speriamo che con il caldo il virus si diffonda di meno, non è una certezza ma una possibilità. Ci sono dati che autorizzano la speranza.
Non è il momento di parlare di calcio. Mettere 40-50 mila persone in uno stadio, o qualunque altro spazio, è semplicemente una follia.
Le altre nazioni sono 10-15 giorni indietro a noi, per cui farebbero molto bene a preoccuparsi.
In questo momento dobbiamo fare di tutto per rallentare l’epidemia, altrimenti questo virus si diffonderà e, come ha mandato in crisi il sistema sanitario della Lombardia, manderà in crisi tutta l’Italia con conseguenze disastrose”.
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