Berisha, Correa e la panchina di Inzaghi

Quando si parla di panchina, a proposito degli allenatori, tutti pensano alla solidità della loro posizione. Quando si parla di panchina, a proposito di quella di Inzaghi, tutti pensano a una coperta corta, ad alternative non all’altezza dei titolari. È il risultato di una chiacchiera continua, a proposito della Lazio, sulla fragilità di una squadra che non ha soluzioni valide al di là degli undici titolari. Succede, forse, anche perché l’allenatore ha gerarchie spesso di granito e la parola d’ordine è cambiare il meno possibile: giocano sempre gli stessi, con lo stesso modulo. Poi però ti accorgi, e la partita di Parma è una controprova forse definitiva, che la Lazio è una squadra nel senso più ampio della parola, che prevede la possibilità di avere atteggiamenti diversi in campo e di poter puntare su gente comunque di livello. Fuori Caceres e Badelj, due calciatori di livello internazionale, la Lazio a Parma ha vinto con il rigore di Immobile ma anche e forse soprattutto con la scossa che hanno dato due giocatori della panchina. Berisha è stato un protagonista assoluto, con la sua elettricità. Correa è stato fondamentale, con le sue accelerazioni e la rete che ha chiuso la partita. E se vogliamo dirne un’altra, lo stesso Patric ha dimostrato di poter essere molto più di un’alternativa a Marusic. Insomma, la Lazio c’è. Ed è arrivato il momento di considerarla una squadra, nel senso pieno della parola, all’altezza della situazione e delle sue aspirazioni da Champions League.
Alessandro Vocalelli