Arriva dopo un’attesa di qualche giorno il Decreto ‘Cura Italia‘. Si tratta dei provvedimenti del Governo finalizzato a fronteggiare l’emergenza coronavirus anche da un punto di vista economico.
Il Premier Conte lo ha definito come ‘una manovra poderosa’ che innesta 25 miliardi e attiva flussi economici per 350 miliardi. Il ministro Gualtieri ha inoltre evidenziato lo sforzo per fronteggiare l’emergenza, sottolinenando che: “abbiamo deciso di utilizzare tutto l’indebitamento netto autorizzato dal parlamento per questo primo intervento di 25 miliardi“.
Le misure adottate dal Governo saranno sufficienti a sostenere l’economia italiana? Quali sono i prossimi passi per aiutare imprese e lavoratori?
Ecco l’intervista a Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria, sul nuovo Decreto ‘Cura Italia’.
“Ritengo che la direzione del Decreto sia stata quella giusta”
“E’ un decreto che contiene misure corpose, usare tutto l’indebitamento netto di 25 miliardi equivale ad una manovra finanziaria.
Le misure rispondono alla necessità di dare risposta ai problemi, ritengo che la direzione sia stata quella giusta. Non si può dare una risposta a tutte le esigenze, ma le priorità maggiori – sanità e reddito di chi non può lavorare – vanno nella strada giusta.
In questo momento c’è bisogno di un segnale da parte dell’Europa. La BCE, malgrado i tentennamenti iniziali, ha corretto il tiro, bisognerà vedere come si muoveranno gli USA e il Fondo Monetario Internazionale.
E’ una situazione fluida, siamo con una barchetta al centro di una tempesta, è presto capire quale sarà l’intervento strutturale necessario per far ripartire l’intera economia.
“In questo momento non servono gli scioperi”
Nella notte tra venerdì e sabato è stato elaborato il protocollo che costituisce una risposta alle domande per chi ha la necessità di proseguire l’attività produttiva. E’ evidente che realizzare tutto quello richieste in alcune situazioni può essere complesso, soprattutto nelle piccole aziende. Ci vuole un grande sforzo da imprese e sindacati nel dare una giusta interpretazione ai postulati del protocollo. Servono flessibilità e adattamento di quelle norme alle condizioni aziendali, senza diminuire le condizioni di sicurezza e senza fermare la produzione.
In questo momento non servono gli scioperi, o le minacce, serve una forte capacità di dialogo tra imprese e parti sociali. Solo così risolviamo le problematiche. Pensare che tutto si possa risolvere nell’esibizione muscolare nei rapporti di forza ritengo sia un grave errore da parte del sindacato”.
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