Il lessico della sempre rinnovantesi neolingua orwelliana si è arricchito in questi giorni di emergenza di un nuovo vocabolo: “Sciacallo” è infatti l’accusa che i padroni del discorso puntualmente rivolgono a quanti, lungi dal seguire passivamente la narrazione egemonica proposta dagli stregoni della notizia, osino invece avanzare critiche, prospettare dubbi e magari opporre ragionamenti.
In sostanza la situazione emergenziale in cui versa l’Italia sarebbe tale non soltanto da sospendere la Costituzione e delle libertà fondamentali del cittadino; richiederebbe altresì l’ibernazione della possibilità di critica rispetto al governo giallofucsia e alla narrazione che puntualmente lo supporta.
Assistiamo a giornalisti da prima pagina o da prima serata che ripetono che “non è il momento dell’opposizione” o che “non è ora il tempo delle polemiche”.
La tragedia del virus c’è, è evidente, e non va ridimensionata, o minimizzata, ma neppure bisogna sottovalutare la governamentalità liberista che tale tragedia ha reso con tutta evidenza possibile.
In nome dell’emergenza si accettano e si legittimano provvedimenti che nella normalità mai verrebbero accettati come accade ora con cadaverico silenzio dall’opinione pubblica.
Le rare voci che si levano per protestare e muovere obiezioni, magari caute e pacate, subito sono silenziate come “sciacalli” dagli amministratori del consenso.
Sono in sostanza gli stessi monopolisti del discorso che disinvoltamente volteggiando per gli spazi totalmente amministrati della civiltà dello spettacolo garantisco che “il sole non tramonti mai sull’impero della passività umana“, come dice Debord.
D’altronde “non vi sono alternative“, parola di Giuseppe Conte, 21 marzo 2020.
Sono gli stessi, in sostanza, che ci raccontano che tutto andrà bene, dando spazio agli immancabili arcobaleni e ai ridicoli canti euforici dai balconi, senza mai dire nulla del vergognoso contegno dell’Unione Europea, che sta ostacolando l’Italia in ogni modo, o sui 500mila tamponi misteriosamente partiti da Aviano per gli USA qualche giorno addietro, o sulla Cina e sull’Iran che apertamente hanno accusato gli Usa per il coronavirus, o sul reparto statunitense di studi e sperimentazioni su virus e batteri NAMRU-3, che nel dicembre 2019 si è spostato dal Cairo a Sigonella, o ancora sulla Russia che per portare aiuti all’Italia aiuti ha dovuto compiere rotte “anti-intuitive”, magari per aggirare degli ostacoli di qualche Stato dell’Unione Europea.
A proposito, sciacallo è, oltre all’animale che porta propriamente questo nome, chi approfitta delle altrui sventure per ottenere vantaggi.
Curioso che il clero giornalistico non abbia applicato all’Unione Europea questo titolo in questo contesto.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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