App e droni per tracciare i contagiati: usano l’emergenza per farci accettare limitazioni alla nostra libertà ► Enrica Perucchietti

La libertà in un calderone, cotta a fuoco lento proprio come piace all’anarchico Chomsky: una ricetta inquietante con la quale i Governi mondiali si apprestano sempre di più ad essere ingordi dei nostri dati, che possono portare non solo a dove siamo stati, ma alle nostre emozioni e ai nostri sentimenti.
Tutti gli ingredienti, insomma, per arrivare a manipolare la nostra vita: ricetta che, condita con l’emergenza coronavirus, risulta più attuabile che mai.

Ci ha scritto diversi libri la giornalista Enrica Perucchietti, ma è servito un nuovo scritto e molti aggiornamenti perché tutti riusciamo a sviluppare una coscienza critica rispetto a quanto sta accadendo. “E’ necessario perché non si arrivi a penetrare perfino le nostre emozioni“, dice a ‘Un giorno speciale’: suonava fantascientifico fino a qualche settimana fa, come la quarantena che tutti stiamo vivendo.

Non una falsa emergenza, precisa la Perucchietti, ma anche in un reale pericolo i governi mondiali lucrano sulla disposizione dei cittadini a limitare, in nome della sicurezza, la loro libertà, la loro privacy e pian piano, la loro stessa vita.

Grande Fratello elettronico ► Come i nuovi sistemi di sorveglianza si impadroniranno della nostra libertà

A parte le ripercussioni sociali ed economiche che vivremo nei prossimi anni, c’è un altro aspetto che mi preoccupa, cioè che si stia legittimando il ricorso alla sorveglianza tecnologica, quindi il monitoraggio tramite geolocalizzazione, il dispiegamento di pattuglie di droni per controllare gli spostamenti dei cittadini.

Tra l’altro adesso c’è stato una specie di invito delle imprese del mondo della ricerca tramite il Ministro dell’innovazione tecnologica Paola Pisani a realizzare addirittura un’app che, un po’ sul modello della Corea del Sud, della Cina e in parte di Israele, rintracci gli spostamenti di tutti i cittadini contagiati per sapere i loro contatti e via discorrendo.
Qui si è passati pezzo per pezzo cercando di cuocerci come la rana bollita di Chomsky a strumentalizzare quest’emergenza.

Il geostratega polacco Brzezinski spiegava come amplificare la percezione della minaccia globale, che sia vera o no, possa compattare l’opinione pubblica, che quindi giustifica e legittima provvedimenti altrimenti impensabili: esempio a noi più vicino è quello del post 11 settembre quando sull’onda dello schock, 9/10 statunitensi dissero di soffrire di stress post-traumatico e l’amministrazione Bush ebbe l’opportunità di avviare l’ennesima guerra preventiva, di lucrare e infine introdurre un pacchetto di limitazione della privacy e della libertà conosciuto come Patriot Act.

Occorre lo sviluppo di una considerazione generale delle conseguenze di questi provvedimenti che il potere sta prendendo, o rischiamo di ritrovarci in un mondo in cui le aziende e i Governi potranno raccogliere in massa i nostri dati in nome della salvaguardia della salute, arrivando a conoscerci molto meglio di noi stessi, avendo la possibilità di anticipare non soltanto quando ci ammaliamo, ma anche le nostre emozioni, i nostri sentimenti e penetrare nel nostro immaginario molto di più di quanto non stiano facendo oggi.

Noi non siamo costretti a dover scegliere tra la privacy e la salute, perché una delle cose che ti dicono se cerchi di mettere in allarme le persone da una deriva orwelliana è: “Meglio salvarci con queste misure eccessive che rischiare di morire”.
Lo storico israeliano Harari osserva che chiedere alle persone di scegliere tra privacy e la salute è la vera radice del problema, ma è un falso problema perché possiamo e soprattutto dobbiamo avere la possibilità di conservarle entrambe: fermare l’epidemia di coronavirus ma anche evitare di istituire dei regimi di sorveglianza totalitaria, sono entrambi nostri doveri.

I media come braccio armato della propaganda e la politica stanno strumentalizzando questa reazione impulsiva, isterica e a tratti fanatica che stiamo avendo di fronte all’emergenza perché quello che si vuole è la cieca obbedienza dei cittadini. I cittadini, come le vittime di una tortura, devono essere disposti a cedere la propria privacy e la propria libertà per accettare qualunque tipo di provvedimento, arrivando anche a passare da uno Stato di diritto a uno Stato autoritario“.


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