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Nel 2017, in occasione dei 60 anni dell’Unione Europea, il Professore Valerio Malvezzi scrisse una lettera, il suo j’accuse all’Europa. Accuse, quelle dell’economista, che oggi appaiono più che mai attuali se si pensa alle ultime decisioni della Commissione Europea: altri 15 giorni prima di rispondere al dramma urgente delle famiglie. Ma i cittadini hanno bisogno di risposte adesso, non tra 15 giorni.

La risposta dell’Unione Europea è inaccettabile, secondo l’economista. Ed è per questo che quella lettera oggi torna nuovamente alla luce.

Chiunque condivida il pensiero del Professore può sottoscrivere la lettera attraverso la piattaforma Change.org.

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IO ACCUSO L’EUROPA ► LA LETTERA DI VALERIO MALVEZZI

Io sottoscritto, privato cittadino di libero pensiero, nato in Stato libero e condotto a forza in Unione Europea, nel sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma,

Accuso chi ha costruito questo modello d’Europa di essere stato mosso da pensieri di grandezza e non di fratellanza, di dominazione e non di cooperazione tra i popoli, con lo stesso disegno di dominio che caratterizzò l’uso di monete antiche all’epoca dell’Impero Romano o più tardi del Sacro Romano impero, senza comprendere l’evoluzione storica, sociale e culturale dei popoli.

Accuso i Capi di Stato e di Governo degli ultimi decenni di aver tradito lo spirito dei Padri fondatori, usando consapevolmente a fini personali e di carriera privata i valori ispiratori di comunità e fratellanza.

Accuso chi volle far nascere l’Euro di averci ingannati, millantando un bene comune e dichiarando di voler creare una casa comune quando in realtà si voleva evitare semplicemente che una casa fosse più grandiosa di un’altra: la Germania della Francia.

Accuso i governanti Francesi dell’epoca, Mitterand a Parigi e Delors a Bruxelles, di aver congiurato per il folle terrore che la Germania, in vista della sua riunificazione dopo il crollo dell’Unione Sovietica, diventasse nuovamente più grande e potente della Francia stessa.

Accuso la Germania dell’epoca di aver ricattato i congiurati, e di aver imposto alla base dell’accordo tra Kohl e Mitterand un processo di deindustrializzazione dell’Italia, che come potenza industriale faceva allora ombra alla Germania. Accuso la Germania di aver accettato la moneta senza Stato denominata Euro ma di aver imposto in cambio un modello di fatto incentrato sul marco tedesco.

Accuso la Germania di aver richiesto e ottenuto una Banca Centrale Europea indipendente e non controllabile dalla politica, creando le premesse storiche affinché i cittadini della futura Europa fossero schiavi dei banchieri privati. Accuso la Germania di aver imposto regole asimmetriche tra creditori e debitori, imponendo il rigore solo per questi ultimi. Accuso la Germania di aver imposto la sede della Banca Centrale Europea non a caso sul proprio territorio, a Francoforte.

Accuso l’Europa e non l’Euro, poiché se un cane entra nel nostro salotto con le zampe sporche di fango sporcando il tappeto non è razionale prendersela con il tappeto. Accuso l’Europa di aver volontariamente costruito un lager finanziario, nel quale milioni di persone sono state rinchiuse, sorvegliate da pochi guardiani cui è stata consentita un’esistenza di privilegiati, nell’interesse dei padroni del lager.

Accuso tutti i Governi e governanti italiani dell’epoca di avere capito benissimo quali fossero le conseguenze di tali accordi, ma di aver taciuto la verità al popolo in cambio di propri vantaggi e carriere personali. Accuso questi uomini di averci ingannato, poiché nessuno spirito di fratellanza tra i popoli è stato mai attuato nemmeno in epoche recenti, in campo sostanziale, economico, a partire dagli Eurobond e dalla mutualizzazione del debito.

Accuso la classe politica italiana passata e recente, che si è svenduta ai banchieri privati, di non aver mai creato una Europa Unita ma solo una unione di monete, chiamata Euro. Io li accuso di non averci portato alcun benessere promesso, ma solo un aumento dello squilibrio, creando benessere per pochi e malessere per molti.

Accuso coloro che usano la parola “populismo”, per svilire con tale termine denigratorio le umanitarie ragioni di protesta e di indignazione di coloro che intendono dar voce al popolo oppresso dalla fame e dall’ingiustizia sociale. Accuso i perbenisti che fanno uso di tale parola, per zittire financo il lamentoso piangere del popolo che soffre, dei giovani che devono emigrare, degli adulti cui è precluso ogni rientro nel mondo del lavoro e degli anziani che non hanno soldi per curarsi o che devono andare a cercare il cibo nei cassonetti delle città. Accuso tutti coloro che, in virtù della loro posizione privilegiata dovuta a ragioni sociali, politiche o religiose, non soffrendo dei problemi della povera gente e non avendo il problema del pane sulla propria tavola, giudicano dal loro pulpito come “populista” il pensiero di chi vuol dar voce al popolo oppresso.

Accuso tutti gli economisti dell’epoca che tacquero, ben sapendo che una moneta unica bloccata in un sistema di cambi fissi avrebbe chiaramente finito per danneggiare in modo gravissimo Paesi come l’Italia, a vantaggio di Paesi come la Germania. Accuso di non aver creato affatto una Europa unita, poiché nulla è mai stato fatto concretamente per avere una politica estera comune, una comune difesa dei nostri territori da pianificate invasioni di altri popoli, una politica economica comune, una politica fiscale comune, una politica del lavoro comune.

Accuso i politici che ancora promettono tali cose di voler ingannare la povera gente, poiché in questo anniversario quelle promesse, non da ieri ma da sessant’anni, non vengono mantenute. Accuso i sedicenti europeisti di non aver mantenuto da sessant’anni e di non poter mantenere in futuro quelle promesse per questioni fondative, poiché la struttura stessa della casa Europea non è democratica, cioè non può rispettare, per le stesse regole che essa si è data, il volere del popolo. Accuso coloro che si dichiarano europeisti di essere i più grandi antidemocratici della storia, poiché si tratta di un caso più unico che raro di Istituzione apparentemente comune nel quale mancano, per atto fondativo, le più elementari funzioni di un Parlamento e tutta la gestione è demandata alla Commissione, che di fatto esercita il proprio potere assoluto in disprezzo e spregio della democratica volontà popolare.

Accuso coloro che vogliono proseguire con questa idea di Europa elitaria, bancaria, plutocratica e antidemocratica di non aver capito che il dominio del dollaro sul mondo è finito con il gold standard nel 1971 e che quello dell’euro è nato morto, mentre si affaccia all’orizzonte un potere in oriente che, accumulando riserve auree, si prepara a disegnare uno Yuan standard. Accuso tutti coloro che in occasione di questo anniversario continuano a parlare con parole vuote di aver ingannato noi che eravamo giovani e che credemmo in buona fede a quelle parole e i nuovi giovani che ancora ingenuamente sperano che le parole possano essere più importanti dei fatti.

Accuso il grande inganno di aver spacciato gli effetti con le cause, di aver raccontato alla gente di essere da tanti anni in una presunta “crisi” e non, come è invece, in un cambiamento pianificato e deliberato di sistema economico. Accuso gli ideatori di quel piano di aver volutamente spostato la ricchezza del mondo dalle mani dei molti alle mani dei pochi, usando una moneta come strumento di riallocazione violenta delle risorse, ridistribuendo, insieme alla ricchezza, la libertà. Accuso tutti coloro che usano la retorica per nascondere quei fatti indiscutibili, e cioè la nuova povertà, la distruzione della classe media e il disegno pianificato e deliberato di cambiamento di sistema economico.

Accuso l’Euro di essere lo strumento al servizio di ben precise politiche economiche in materia di controllo di inflazione, di deregolamentazione borsistica, di deregolamentazione valutaria, di scelte fiscali che colpiscono i redditi bassi e non i grandi patrimoni, di liberalizzazione delle frontiere per gli interessi del grande capitale. Accuso l’Euro di essere stato lo strumento di questo disegno di Europa per attuare, in ambito economico, i due fondamentali piani del liberismo in economia e della globalizzazione come strategia geopolitica, nel più alto obiettivo di un cambiamento sociale ai fini della iniqua e inesorabile concentrazione della ricchezza.

Accuso i politici, i religiosi, i giornalisti, gli opinionisti e gli intellettuali a vario titolo espressione di una classe dirigente che, in cambio del mantenimento del proprio status di privilegiati, soffocano il lamento del popolo vessato da tale piano di schiavitù con vuote accuse di egoismo, come se fosse egoista il naturale istinto di sopravvivenza degli oppressi.

Accuso tutti coloro che continuano a parlare di Europa unita di non tener in alcun conto il vero valore di un popolo, che da tempi millenari non risiede nel solo potere della moneta che lo rappresenta, ma nel combinato disposto del valore della moneta e del valore della morale. In conclusione, nel sessantesimo anniversario della sua nascita, io accuso questa Europa di non esistere, poiché non ha morale.

Valerio Malvezzi”


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