Lunedì 30 marzo è il giorno in cui, con elevatissima probabilità, il numero ufficiale di italiani contagiati dal COVID-19 raggiungerà quota 100.000.
Il dato ufficiale, aggiornato a ieri, parla infatti di 97.689 persone colpite dal virus da quando l’epidemia è arrivata in Italia. Mancano pertanto solo 2.311 casi al raggiungimento di questa terribile soglia psicologica (non raggiunta nemmeno dalla Cina che a tutt’oggi, dopo 3 mesi, è arrivata a 82.122).
Nel sentire comune della gran parte di noi, determinato da come spesso la stampa riporta i dati ufficiali, il dato di nuovi contagiati in Italia è aumentato nell’ultima settimana tra i 3.500 e i 4.500 casi al giorno.
Purtroppo, invece, i nuovi casi giornalieri sono molti di più:
GIORNO | DATA | NUOVI CASI |
LUNEDI | 23-mar | 4.790 |
MARTEDI | 24-mar | 5.249 |
MERCOLEDÌ | 25-mar | 5.210 |
GIOVEDÌ | 26-mar | 6.153 |
VENERDÌ | 27-mar | 5.959 |
SABATO | 28-mar | 5.974 |
DOMENICA | 29-mar | 5.217 |
Per molti, l’equivoco nasce dal fatto che il numero maggiormente enfatizzato dalla stampa è “l’aumento di casi attualmente positivi”, cosa che dà spesso ad intendere che questo sia il numero di NUOVI contagiati. Per fare l’esempio di ieri, senz’altro ancor fresco nella memoria dei più, il dato più riportato dalla stampa è stato “l’aumento giornaliero di 3.851 pazienti positivi”.
Per avere quindi il dato reale dei NUOVI CASI RISCONTRATI IERI in ITALIA, a questo numero vanno aggiunti tutti coloro che, sempre nella giornata di ieri, non sono più potuti essere conteggiati tra i pazienti positivi (o perché fortunatamente dichiarati guariti… o perché purtroppo deceduti).
Il dato reale è dunque 3.851 più i 646 guariti e i 756 deceduti (3.851 + 646 + 756 = 5.217).
Il grande problema dell’Italia è che è praticamente certo che oltre ai 100.000 casi di persone ufficialmente riconosciute come contagiate ce ne sono molte altre che già hanno contratto il virus ma che non avendo evidenza dei sintomi (per molti, fortunatamente, tale evidenza non si avrà mai) possono essere veicolo di ancora maggiore diffusione del virus.
Vista la pericolosità derivante dalla non individuazione di queste persone asintomatiche, può essere davvero interessante cercare di stimare al meglio possibile quanto ad oggi possano essere numerose queste persone.
Cercheremo di esporre il non semplice procedimento “statistico” nel modo di più semplice comprensione possibile.
Il punto di partenza ce lo fornisce il tasso di letalità (vale a dire il rapporto tra numero di deceduti e numero di contagiati) che si sta registrando in tutto il mondo per il COVID-19.
In Italia, ad oggi, il tasso è dell’11,03%. Fuori dall’Italia, invece, il tasso scende addirittura al 3,72%:
Se ci si limitasse solo a questo primo dato, la conclusione sembrerebbe che in Italia il virus uccide esattamente il triplo di quanto non faccia nel resto del mondo.
L’Italia ha certamente un elemento di svantaggio rispetto ad altri paesi che può certamente determinare un tasso di letalità maggiore rispetto al resto del mondo: si tratta dell’età media della popolazione (che ci colloca al sesto posto della classifica mondiale):
RANKING | STATO | Età MEDIA |
1 | GIAPPONE | 83,7 |
2 | SINGAPORE | 83,1 |
3 | SVIZZERA | 83,4 |
4 | SPAGNA | 82,8 |
5 | AUSTRALIA | 82,8 |
6 | ITALIA | 82,7 |
24 | GERMANIA | 81,0 |
31 | USA | 79,3 |
53 | CINA | 76,1 |
183 | SIERRA LEONE | 50,1 |
Poiché, come ben dimostrato dagli studi dell’Istituto Superiore di Sanità, il virus è più letale nelle persone più anziane, è chiaro che ciò contribuirà ad avere un tasso di letalità maggiore in Italia rispetto a quello che si ha, ad esempio, in Cina (la cui età media è di ben 6 anni inferiore alla nostra).
Ma è facilmente dimostrabile, con calcoli che qui omettiamo, che l’incidenza che può derivare in termini generali da questo fattore può spiegare al massimo un punto percentuale nella differenza del tasso di letalità tra diversi paesi (non di certo gli 8 punti percentuali attualmente presenti fra l’Italia e il resto del mondo).
Ed allora la causa di questa differenza è da ritrovarsi in tutt’altra parte.
La risposta ce la dà l’analisi del tasso di letalità suddiviso per regione italiana:
REGIONE | MORTI | CONTAGIATI | LETALITA’ |
LOMBARDIA | 6.360 | 41.007 | 15,51% |
EMILIA ROMAGNA | 1.443 | 13.119 | 11,00% |
VENETO | 392 | 8.358 | 4,69% |
PIEMONTE | 684 | 8.206 | 8,34% |
TOSCANA | 215 | 4.122 | 5,22% |
MARCHE | 386 | 3.558 | 10,85% |
LIGURIA | 377 | 3.076 | 12,26% |
TRENTINO | 193 | 2.808 | 6,87% |
LAZIO | 136 | 2.706 | 5,03% |
CAMPANIA | 117 | 1.759 | 6,65% |
PUGLIA | 86 | 1.549 | 5,55% |
FRIULI | 98 | 1.480 | 6,62% |
SICILIA | 65 | 1.460 | 4,45% |
ABRUZZO | 88 | 1.293 | 6,81% |
UMBRIA | 31 | 1.023 | 3,03% |
SARDEGNA | 27 | 638 | 4,23% |
CALABRIA | 25 | 614 | 4,07% |
VALLE D’AOSTA | 43 | 584 | 7,36% |
BASILICATA | 4 | 202 | 1,98% |
MOLISE | 9 | 127 | 7,09% |
ITALIA | 10.779 | 97.689 | 11,03% |
Il confronto tra il tasso di letalità della regione più tristemente colpita d’Italia (la Lombardia che, da sola, conta oltre il 40% dei contagiati nazionali) con quello del Veneto (pur duramente colpito in numeri assoluti essendo la terza regione in Italia per numero di contagiati) deve per forza suggerire la soluzione; mentre infatti in Lombardia la letalità è superiore al 15% (probabilmente il tasso più alto in qualsiasi regione del mondo), in Veneto questo dato è addirittura quasi in linea con il dato mondiale del tasso di letalità: 4,69%.
Sostanziali differenze tra Lombardia e Veneto a livello di clima, geografia, storia, economia, sociologia sono, a questo scopo, pressoché inesistenti.
Persino la struttura per età è pressoché identica e anzi, se possibile, vede il Veneto con una leggerissima prevalenza di anziani in più rispetto alla Lombardia (cosa che quindi dovrebbe far registrare un tasso di letalità più alto nel Veneto).
L’unica differenza sostanziale che in questo momento esiste tra le due regioni costituisce la spiegazione al loro così diverso tasso di letalità:
si tratta della più alta capacità di individuazione dei soggetti contagiati che si ha in Veneto rispetto a qualsiasi altra regione d’Italia (per la nota politica intrapresa in questo senso dal Governo della Regione).
Come si vede dalla tabella seguente, il Veneto ha già sottoposto a test quasi il 2% dell’intera sua popolazione (contro lo 0,76% della media nazionale).
Vedendola nel confronto con la Lombardia, pur con la metà esatta della popolazione (5 milioni di veneti contro 10 milioni di lombardi) il Veneto ha già effettuato quasi lo stesso numero di test di positività al COVID19 effettuati in Lombardia (95.000 contro 107.000):
REGIONE | POPOLAZIONE | TEST | % |
VENETO | 4.905.854 | 94.784 | 1,93% |
TRENTINO | 1.072.276 | 16.087 | 1,50% |
EMILIA ROMAGNA | 4.459.477 | 56.491 | 1,27% |
VALLE D’AOSTA | 125.666 | 1.480 | 1,18% |
FRIULI | 1.215.220 | 13.397 | 1,10% |
LOMBARDIA | 10.060.574 | 107.398 | 1,07% |
UMBRIA | 882.015 | 7.685 | 0,87% |
TOSCANA | 3.729.641 | 27.579 | 0,74% |
MARCHE | 1.525.271 | 10.431 | 0,68% |
ABRUZZO | 1.311.580 | 7.730 | 0,59% |
LIGURIA | 1.550.640 | 9.100 | 0,59% |
PIEMONTE | 4.356.406 | 24.058 | 0,55% |
LAZIO | 5.879.082 | 27.744 | 0,47% |
CALABRIA | 1.947.131 | 8.485 | 0,44% |
PUGLIA | 4.029.053 | 12.361 | 0,31% |
MOLISE | 305.617 | 918 | 0,30% |
BASILICATA | 562.869 | 1.585 | 0,28% |
SARDEGNA | 1.639.591 | 4.598 | 0,28% |
SICILIA | 4.999.891 | 13.814 | 0,28% |
CAMPANIA | 5.801.692 | 11.805 | 0,20% |
TOTALE | 60.359.546 | 457.530 | 0,76% |
Questo vuol dire che, se tutte le regioni adottassero (o potessero adottare) una politica simile a quella del Veneto, il tasso di letalità registrato sull’intero Paese scenderebbe molto probabilmente all’attuale livello del Veneto… se non di meno, in linea quindi con il resto del mondo e in linea con quelli che sono tutti gli studi epidemiologici mondiali.
Poiché peraltro è molto semplice ipotizzare che anche nello stesso Veneto ci siano ancora molte persone già contagiate non individuate (la politica veneta infatti prevede il test in presenza di sintomi lievi ma non in totale assenza di sintomi)… è del tutto ragionevole pensare che il tasso reale di letalità nella regione sia ancora di molto inferiore a quello attualmente calcolato (ragionevolmente meno della metà secondo le stime dei maggiori epidemiologici del mondo).
Volendo comunque mantenersi molto cauti si può comunque affermare, con buon grado di certezza, che il tasso reale di letalità in Veneto, e quindi in Italia, sia non superiore al 3%.
Ed ecco come la stima di questo tasso reale di letalità porta alla soluzione di ciò che stavamo cercando: quante sono in Italia le persone attualmente positive non ancora individuate.
Ebbene per far sì che il tasso reale di letalità attuale in Italia sia almeno pari al 3%… essendo purtroppo il numero dei morti un numero certo non diminuibile (e anzi… molto probabilmente anche notevolmente sottostimato per via delle molte morti che si stanno registrando fuori ambiente ospedaliero che, nello stato d’emergenza in cui versa il Paese, molto spesso, non si riescono ad attribuire al COVID-19), ciò che va aumentato nel rapporto morti/contagiati è il numero di contagiati.
Partendo dunque il numero di morti officiali (10.779), per ottenere un tasso di letalità del 3% occorre che il numero di contagiati da inizio epidemia sia pari a 359.300 (10.779 / 359.300 = 3%).
Numero che per quanto espresso prima molto probabilmente è persino sottostimato.
A tale numero va comunque dedotta quella parte di guariti che certamente fra di loro c’è (gente che non saprà mai di essere stata infetta) che potremmo stimare almeno con la stessa percentuale di guariti (intorno al 10%) registrata finora sui soggetti ufficialmente riconosciuti.
In conclusione stiamo affermando che, a mantenerci molto cauti per amor di prudenza, i soggetti colpiti in Italia da COVID-19 sono stati ad oggi non meno di 320.000 .
Di questi… potremo affermare questo pomeriggio… ne abbiamo individuati “appena” 100.000 .
Gli sforzi del Governo andrebbero dunque enormemente rivolti nella direzione dell’individuazione di questi soggetti, con l’estensione a tutta Italia della politica di test adottata in Veneto, con l’uso delle tecnologie per lo studio dei movimenti delle persone contagiate o con qualsiasi altro modo gli scienziati e gli studiosi italiani saranno in grado di pensare.
Molti di questi soggetti infatti (almeno la metà dei quali si trova in Lombardia), nonostante le forti restrizioni già applicate dal Governo, è davvero ben possibile che (del tutto legittimamente proprio perché asintomatici) vadano spesso in giro (per fare la spesa, a lavorare, per portare a spasso il cane) con tutto ciò che ciò comporta (anzi: sta comportando!).
Non individuarli allungherà per forza di cose lo stato di emergenza in cui versa il nostro Paese.
Al contrario, individuarli potrebbe davvero significare trovare la chiave per riuscire a contenere l’epidemia nel minore tempo possibile.
Vittorio de Gaetano