Istituita una task force contro le fake news: preparatevi alla nascita del reato d’opinione

Precisiamolo subito: la lotta appassionata per la verità e contraria alle menzogne è il compito primario della filosofia, almeno fin dal suo cominciamento in senso proprio con Socrate.
C’è però una piccola – ma non lieve – differenza con la task force anti-fake news ora istituita dalla Rai: Socrate combatteva il falso con il dialogo e non certo con tribunali, task force e bavagli atti a silenziare l’interlocutore.

Spieghiamo dunque il vero problema della questione delle fake news:

  • Dire che Luigi XVI non fu ghigliottinato il 21 gennaio 1793 è una menzogna, o se preferite, una fake news.
  • Dire che Luigi XVI fu giustiziato per i suoi crimini o che fu assassinato vigliaccamente, capite bene che sono due modi di interpretare la realtà.

Chi sostiene la prima ipotesi può confutare chi sostiene la seconda, e viceversa, o può in alternativa imporre la propria prospettiva delegittimando a norma di legge l’altra, con l’accusa di essere una fake news.

Ora, secondo voi, la battaglia alle fake news si fermerà al primo punto o si spingerà fino al secondo?
Forse se avete a cuore il dibattito razionale, spererete che si fermi al primo, ma nulla garantirà che non degeneri fino al secondo punto.
Una volta legittimato il reato d’opinione, perché di questo si tratta, non v’è più alcun limite per passare dal primo punto precedentemente spiegato, al secondo punto, punendo quindi tutte le interpretazioni che non siano organiche al potere vigente.

La domanda in fondo è una sola: può una democrazia permettersi di ospitare al proprio interno l’errore, l’opinione falsa e perfino menzognera?
Chi, come Socrate, odia il falso e la menzogna dovrà rispondere chiaramente: sì, una democrazia può. Non perché ami la menzogna, ma semplicemente perché metterla fuori legge apre la strada a mettere fuori legge come menzogna tutto ciò che non sia allineato all’ordine del potere.

Lo dico senza giri di parole: in democrazia ci deve essere anche l’errore, anche chi sostiene la tesi che Luigi XVI non sia stato giustiziato, per poi confutarlo con la forza della ragione.
E’ il solo modo questo per mantenere intatta non solo la democrazia, ma anche il procedimento scientifico, che va avanti per tesi e confutazioni.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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