Roma, perché i conti non tornano

Il brodino caldo per la Roma, convalescente per non dire ancora febbricitante, è arrivato a Firenze con un pareggio che serve solo ad annacquare l’amarezza per un rigore molto discutibile e la grande delusione per questo avvio di campionato. Si era detto che a Napoli la Roma non era piaciuta, soprattutto nel secondo tempo per essersi soltanto difesa. Vero, ma stavolta – con un possesso di palla nettamente superiore – ha creato addirittura di meno.

Troppo, troppo poco, per una squadra in cui – è evidente – regna una confusione tattica di cui Di Francesco non è il primo responsabile. Pensate che secondo i programmi estivi il centrocampo titolare – del  4-3-3  – doveva essere De Rossi-Cristante-Pastore. A Firenze la Roma è invece arrivata con un 4-2-3-1, con Pellegrini sballottato dal ruolo di trequartista a quello di centrale, con Cristante fuori e il giovane Zaniolo promosso titolare. Difficile, in questa situazione, tenere dritta la barra. Eppure in campo sono andati ieri – meno Pastore – quasi tutti gli acquisti milionari di Monchi. Centoventi milioni spesi per Nzonzi, Kluivert, Schick e Cristante. Un’enormità se pensiamo alla resa in campo. Fatto sta che la Roma deve fare adesso altri conti. Quelli più banali della classifica. Il punticino non serve per continuare a guardare a Napoli e Inter, adesso addirittura avanti di nove lunghezze, un abisso.

C’è solo il quarto posto ancora alle viste, che però rischia di allontanarsi ancora un po’. E, a proposito di conti, c’è adesso un imperativo. Per arrivare alla zona Champions servono almeno 71-72 punti, come dire che non ne bastano neppure due a partita – che non sono pochi – da qui in avanti per arrivare a quella quota, Insomma, per andare in Champions bisogna accelerare. Accelerare moltissimo.