Anziani e malati rigorosamente in isolamento, mentre il virus circola liberamente tra i giovani. La cosiddetta “ricetta israeliana”, promossa dal ministro della Difesa Naftali Bennett e diventata virale, al contrario di buona parte di ciò che gira in rete potrebbe essere il modello vincente nella lotta al Covid-19.
Ne ha parlato a ‘Un giorno speciale’ il virologo Giulio Tarro, una delle principali personalità mondiali nel campo epidemiologico che ha aperto alla speranza e al rammarico di non aver considerato questa variante.
Secondo Tarro comunque non bisogna smettere di sperare per due ragioni in particolare: l’immunità raggiungibile grazie agli anticorpi, ipotesi provata da un importante lavoro della National Academy of Science statunitense, e l’arrivo del caldo che potrebbe mettere alle strette il virus, relegandolo in un ambiente poco ospitale.
Ecco l’intervista di Fabio Duranti e Francesco Vergovich al Prof. Giulio Tarro.
“Anziani isolati e giovani in libertà: la ricetta israeliana poteva funzionare senza che qualcuno morisse di fame” ► Prof. Giulio Tarro
“Non nascondo che fin dall’inizio sono stato critico sull’OMS, perché non è possibile che loro vadano in Cina alla terza settimana e dicano che l’epidemia è sotto controllo per poi cambiare versione la settimana successiva.
Il paradosso della mortalità
In questo momento nel mondo muoiono le stesse persone se non addirittura di meno dell’anno scorso.
Io mi sono andato a guardare i dati dell’ISTAT: sappiamo che dal 2017 al 2019 noi abbiamo avuto tra i 636mila e i 647mila decessi annuali.
Le persone ovviamente non hanno smesso di morire per altre malattie, di malattie infettive ne muoiono 14mila, ben 180mila muoiono di tumori e 225mila di malattie circolatorie secondo le ultime stime ISTAT sul 2017, che sono i dati più recenti reperibili.
La ricetta israeliana poteva funzionare?
La ricetta israeliana, che prevede di far circolare il virus tra i più giovani isolando i vecchi funziona. Funziona anche in Inghilterra, dove si è parlato della famosa immunità di gregge che in quel caso non è legata ad un vaccino ma ad un virus che circola.
Per questo dobbiamo proteggere gli anziani e soprattutto chi ha altre malattie, quello è fondamentale.
Avremmo potuto attuarla sperando allo stesso tempo in un calo dei contagi? Sì, anche perché ci sono dei problemi economici: non possiamo morire di fame o con malattie mentali per questo problema.
Come sarebbe un ritorno del Coronavirus?
Scenari su un futuro ritorno del virus? Diciamo pure che una fetta di popolazione che l’ha avuto è stata resa immune nei suoi riguardi, sicuramente agirebbe molto meno malamente rispetto ad ora.
Su questo ci sono dei bellissimi lavori della National Academy of Science in cui si vede proprio come questi anticorpi utilizzati dai guariti possano essere funzionali per i malati. Al di là di quel che si può dire la parte clinica dimostrata è questa.
L’estate ci aiuterà? Sicuramente, lo vediamo negli ambienti africani dove ad altre malattie non è concesso svilupparsi a causa del clima“.
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