Sono giorni intensi per il futuro del calcio, con polemiche e discussioni sull’effettiva possibilità di riprendere il campionato a breve o meno. Pochi giorni fa hanno suscitato grande scalpore le parole del Prof. Rezza (Iss) che ha espresso il suo parere negativo alla ripartenza del calcio. Immediate sono state le risposte contrariate da molte importanti figure del mondo del pallone.
Quale è la situazione effettiva ad oggi? Si potrà ricominciare con il campionato? Come tutela re la salute dei calciatori in caso di ripartenza?
Ne abbiamo parlato a ‘Radio Radio Lo Sport’ in compagnia del Prof. Castellacci, Presidente Associazione Medici Calcio. In collegamento anche, Ilario Di Giovambattista, Xavier Jacobelli, Alessandro Vocalelli, Franco Melli, Furio Focolari, Roberto Pruzzo e Paolo Cericola.
Il rischio zero è inesistente
“Il calcio è fondamentale per gli italiani. Io mi son permesso di dire che il Prof. Rezza aveva giustamente espresso delle perplessità. Nessuno è contro la riapertura – tutti vogliamo ripartire – ma è doveroso oggi, con 21 mila morti, avere delle perplessità.
Questo vuol dire cercare di riprendere usando tutto quello che possiamo per diminuire la potenzialità del virus. Il rischio zero è inesistente, dovremo abituarci a convivere con questo virus. Quindi ricominciare con garanzie”.
Perplessità sull’attuabilità delle linee guida FIGC
“Le perplessità dei medici del calcio non sono sulle linee guida della Federcalcio – che sicuramente sono fatte benissimo – sono sulla valutazione della concreta realizzabilità per tutti di queste linee guida. E qui le perplessità ci sono, perché o ricominciamo soltanto per la Serie A o per la B e la C è evidente che ci sono delle problematiche. Quanti club hanno centri sportivi all’altezza con foresterie, con spogliatoi che possono essere differenziati? Poi le santificazioni, i test, il monitoraggio di tutti gli staff… in C il medico a volte non si trova neanche per andare in panchina.
Il mio timore è che cose fatte benissimo a tavolino poi non possano concretizzarsi. Se parliamo solo della Serie A è più fattibile.
Questa situazione è lo specchio del paese. Oggi si parla di medici eroi, ma fino a ieri si tagliava la sanità. Ci siamo resi conto in questo momento quanto sia importante la figura del medico sociale nel calcio, da sempre discriminato. E’ l’unica componente che non ha contrattualizzazione a livello federale, ma è lui poi il responsabile penale di tutto.
La vedo dura riuscire ad attrezzarsi da un punto di vista logistico, o si hanno questi centri sportivi o farli ex novo è difficile oltre che costoso”.
Avremmo dovuto avere delle linee guida europee fatte dall’UEFA
“Le problematiche le hanno anche all’estero, bisognerà vedere se le linee guida che avremo noi saranno come quelle in altri paesi. Forse avremmo dovuto avere delle linee guida europee fatte dall’UEFA. Può succedere che altri ricomincino e noi no.
Che ci possa essere un problema psicologico per i giocatori è scontato, oggi tutti noi abbiamo un problema psicologico. Inconsciamente tutti quando usciamo abbiamo paura
Arrivare alla contagiosità zero è impossibile, però se diminuiamo il rischio sempre di più… Il dubbio è su quando si possa ripartire”.
O ci sono tamponi per tutti o diventa una discriminazione
“Non sarebbe etico far fare sierologie ogni giorno agli atleti mentre pazienti e personale non riescono a farlo. Questo è un problema serio. O ci sono tamponi per tutti o diventa una discriminazione. Non sarebbe bello.
Se il giorno dell’ultima giornata giocata di campionata hanno ascoltato il nostro parere? Noi non siamo stati interpellati, non so dire se abbiano interpellato il presidente della federazione medici sportivi. Noi non siamo stati ascoltati. Però voglio dire che ho sempre evitato di strumentalizzare la cosa a livello polemico, per me era importante esprimere opinioni affinché si facessero le cose in modo oculato”.
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