Il bello di quando compie gli anni uno come Jack Nicholson? Beh, sta nel fatto che gli auguri li puoi fare a chi decidi tu, con una scelta così ampia da farti “inciampare” in una serie di interpretazioni leggendarie: non ha mai soltanto “prestato il volto”, come si dice in gergo, a questo o a quel personaggio. Ha sempre squarciato ogni copione con la lama affilata del suo ghigno.
Se proprio dovessimo disseminare un poco di titoli lungo il soffio che oggi spegne le sue ottantatré candeline, messi alle strette come la povera Wendy dietro la porta chiusa a chiave, allora diremmo che gli auguri li facciamo certamente al mefistofelico scrittore Jack Torrance che perde il lume della ragione nel vuoto assordante dell’Overloock Hotel di Shining; poi li estendiamo al sulfureo boss Frank Costello di Departed – Il bene e il male affinché raggiungano l’inarrivabile Patrick McMurphy di Qualcuno volò sul nido del cuculo, laddove una finta pazzia tenta di sovvertire le regole costrittive di una casa di cura dove la repressione è l’unico aspetto di cui i responsabili si prendano cura davvero.
Senza tralasciare il Joker del primo Batman e il bizzarro avvocato George Hanson, che si aggrega ai motociclisti di Easy rider col suo casco da football.
Sempre ricordando che un grande attore, anzi un attore così grande, con le emozioni che ti ha fatto provare ti ha fatto probabilmente più bene di qualche parente o di qualche presunto amico, anche se non lo incrocerai mai di persona in vita tua. E anche, o forse soprattutto, se lui dovesse dire “Cos’è questa stronzata, amico?” ascoltando questa ultima riflessione. Mentre brinda con vino rosso e carne poco cotta, come ha spesso ribadito, alla faccia di un’America sempre più puritana e buonista.
Paolo Marcacci
LEGGI ANCHE:
- Stasera “Le vite degli altri”: solo un consiglio cinematografico?
- Luis Sepúlveda, l’elogio degli ultimi
- Che barba, che noia, dieci anni senza Raimondo Vianello