Il nuovo Dpcm firmato nelle scorse ore dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte continua a far discutere: forti proteste sono arrivate dal settore del commercio dopo l’annuncio del Governo di far ripartire la maggior parte dei negozi dal 18 maggio e i luoghi di ristoro soltanto dopo il 1 giugno.
Lo spettro di un’ampia recessione a tal riguardo sta prendendo piede giorno dopo giorno. Si moltiplicano inoltre previsioni economiche in continuo ribasso e appelli sempre più forti di piccoli e medi imprenditori con le casse vuote da troppo tempo.
Per approfondire la questione economica Stefano Molinari e Luigia Luciani ha sentito il parere di Enrico Postacchini, Delegato Politiche Commercio e Membro della Giunta Confcommercio.
Questo il suo intervento a “Lavori in Corso”.
Conferenza stampa scoraggiante
“Purtroppo ieri si è appreso che quasi l’apertura della quasi totalità degli esercizi commerciali slitta al 18 maggio e al 1 giugno per i pubblici esercizi. Ricordo che nella filiera di chi aprirà il 18 maggio ci sono catene produttive che rappresentano la prima voce del Pil nell’esportazione del nostro Paese. Il paradosso è che si dà il via alla filiera dell’ingrosso senza agganciare il dettaglio. La produzione di fatto rimarrà ferma.
Ma quello che più ha scoraggiato oltre all’apertura è che ancora ci sia una comunicazione assolutamente non chiara nei confronti della collettività e soprattutto la mistificazione delle norme alle quali le attività dovranno attenersi.
La parola sanificazione è stata utilizzata a sproposito. In realtà si tratta di igienizzazione, cosa che queste attività hanno sempre praticato. Ma la sanificazione è obbligatoria solo per le attività all’interno delle quali si verificasse un caso conclamato di Covid”.
Colpa della politica
“La task-force ha predisposto dei lavori che poi ha sottoposto alla Presidenza del Consiglio. S’inceppa nella fase politica, che deve interpretare e poi applicare.
La stessa cosa purtroppo è avvenuta con la task-force sanitaria. Sin da subito andava trattata la resa delle attività che hanno chiuso. Però questa chiusura non può essere sopportata dagli imprenditori, è impossibile. E’ come se fossimo stati abbattuti da un terremoto, però se l’assicurazione non mi paga sulla casa io non riesco a ripartire solo con un debito.
Adesso, una volta passata la fase di annichilimento, ci si renda conto che il problema è economico. Qui abbiamo fermato il Paese e adesso per farlo ripartire servono risorse inimmaginabili. Il danno, anche per un’attività micro, è già di alcune centinaia di migliaia di euro.
C’è una base tecnica che va interpretata e poi tradotta. La politica non ha tradotto nel linguaggio necessario per tenere le cose insieme… Non ha tradotto per incapacità. Qui si vede la forza o meno di una classe politica che negli ultimi anni purtroppo ha mostrato qualche segno di debolezza.
Il governatore Zaia è un governatore di qualità. Lo stesso vale per il Presidente della mia regione Bonaccini. Pur se di fronti opposti politicamente, sono due uomini con idee chiare.
E non a caso i sistemi economici dei due territorio si assomigliano molto e sono trainanti. Abbiamo governatori di qualità e governatori non di qualità. Ecco perchè le Regioni sta svolgendo un’azione di mediazione e di forzatura rispetto ad un Governo debole“.
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