Diceva qualcuno un tempo che una menzogna ripetuta mille volte diventa una verità, e questo è il principio non solo dei peggiori regimi del ‘900, ma anche dell’odierno totalitarismo “glamour” dei mercati e della società alienata e alienante dello spettacolo, che in effetti si basa proprio su questo presupposto: ripetere all’infinito le menzogne per far sì che vengano vissute in maniera irriflessa come verità.
Contro questo principio occorre allora percorrere la via difficile del pensare altrimenti e del provare a far emergere altre prospettive.
Mi rendo conto sia una tesi, la mia, assolutamente minoritaria che non trova spazio nei canali dell’informazione addomesticata.
La mia tesi è che dopo la Fase 2 non avremo una Fase 3 e una fine della pandemia, ma una Fase 1. Questa sarà una pandemia con andamento a yo-yo, prevedendo essa un’alternanza permanente tra fase 2 e fase 1.
Il nuovo principio regolativo della società
E’ chiaro come il sole che il principio regolativo della nuova società è l’orwelliano distanziamento sociale, che ha numerosi effetti sulle nostre vite.
Per un verso distrugge infatti la sfera pubblica, privandoci di ogni spazio pubblico, ogni dimensione relazionale di assembramento, assemblea o addirittura culto. Per un altro verso prevale quello che potremmo definire il falso discorso del medico.
Il falso discorso del medico
Il discorso del medico è quello che sostiene che per proteggere la vita dal coronavirus occorre costringerla nella sua dimensione di puro organismo vivente. Come se l’esistere non fosse altro che vivere come organismi biologici che respirano, si alimentano e svolgono le funzioni vitali fondamentali.
La vita è anche questo, ma non solo questo.
Come ci insegna la grande filosofia aristotelica, in essa sono implicati gli affetti, le relazioni, la dimensione pubblica.
L’uomo non è un animale vivente, come credono molti medici, ma un animale socievole, politico, relazionale, fatto per vivere nella comunità. Ecco ciò che non viene considerato nel discorso del medico.
Così rendono pubblica la vita privata
Sembrerebbe inoltre che in questo scenario tutto si riduca alla propria relazione familiare, ma non è così.
Intanto viene negata la sfera pubblica, ma al tempo stesso viene “resa pubblica” la sfera individuale delle famiglie e dei singoli individui mediante droni, applicazioni di tracciabilità e così via.
Per un altro verso si parla proprio in questi giorni della sempre più probabile ipotesi della triste possibilità di penetrare nelle abitazioni delle famiglie per portar via (se non vogliamo usare il termine “deportare”) i casi positivi al coronavirus.
In questo modo si va sempre più verso una dittatura sanitaria, o se preferite verso uno stato terapeutico globalista secondo la definizione di Paolo Borgognone.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
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