Noi consideriamo soltanto i dati che ci forniscono gli scienziati, sono quelli che debbono orientare il futuro.
Sostanzialmente uno studio dell’Imperial College, che esce proprio oggi, ci dice alcune cose: intanto si dimostra che i tamponi sui grandi numeri sono impossibili, dunque contano soprattutto le misure di distanziamento fisico e di protezione e auto protezione, cioè quelle che dobbiamo mettere in pratica noi.
Tre possibili scenari
Considerando i limiti che ci sono nei laboratori e tutto ciò che esiste nel mondo, vanno mirati i tamponi solo per identificare i focolai e monitorare le categorie ad alto rischio. E’ quello che dobbiamo fare: affrontare i nuovi focolai che certamente ci saranno. Infatti in questo studio si dice che abbiamo tre scenari:
- Continuazione delle chiusure,
- aumento della mobilità del 20%,
- aumento della mobilità del 40%.
Chiaramente con la continuazione delle chiusure si va verso la fine del focolaio epidemico di tutte le epidemie perché coincide con la curva biologica (chiamiamola così impropriamente) del virus. Mentre invece già nello scenario intermedio, al 20% di aumento della mobilità, ci sarebbe una crescita molto significativa dei contagi nei prossimi due mesi, soprattutto nelle regioni più a rischio, come in Piemonte.
Ora naturalmente la stima di questo studio non tiene conto di quel lavoro di intensificazione e di tracciamento di nuovi casi e dei loro contatti, che invece è la strategia che puoi mettere in pratica insieme a quella dei tamponi mirati. Sarebbe questa la strategia essenziale per bloccare i focolai.
Virus, come ci convivremo in futuro
Dunque significa che noi dobbiamo convivere con l’idea che si accendono dei focolai e che vanno spenti localmente; questo sarà in realtà il futuro. Abbiamo visto che ci può essere una seconda ondata di virus e probabilmente una terza ondata di pandemia. Per questo bisogna essere prudenti e graduali nelle riaperture e non dare ascolto a quelli che vorrebbero riaprire tutto e subito.
Ma in base a quali dati lo dicono?
A Singapore c’è stata una nuova ondata originata per esempio dai lavoratori più poveri, emarginati che sono stati poi confinati all’interno del loro quartiere addirittura con dei muri di plastica.
Ecco nel Nord Italia, dopo le RSA, potrebbero esserci altre vie di trasmissione per esempio quelle dei mezzi pubblici. Dobbiamo considerare tutto questo, perché bisogna andarci con i piedi di piombo se si ammette che la pandemia è un problema.
Ricordiamoci che un altro studio mette in luce che sulle persone di mezza età, in particolare i sessantenni che in Italia che hanno un’aspettativa di vita tra i 23 e i 25 anni, non sappiamo ancora quali potrebbero essere le conseguenze di aver contratto il virus ed esserne usciti senza aver avuto conseguenze più gravi proprio su quell’aspettativa di vita. Questo significa perdere di benessere di salute per tutti.
GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi
LEGGI ANCHE:
- Anche cinema e teatro sono importanti: se riaprono le chiese perché non deve ripartire la cultura?
- Il virus non sparirà: dobbiamo abituarci a un’altra vita che comporta ancora restrizioni
- Il 5G e le teorie sul virus artificiale: finché verrano scartate dalle riviste scientifiche resteranno chiacchiere
- Giornata Mondiale della Terra: l’inquinamento dell’aria fa molti più morti del coronavirus