Lockdown italiano tra i più duri al mondo, ma il virus potrebbe tornare: aspettiamoci nuovi picchi

Un nuovo calcolo ci dice che il lockdown italiano è stato uno dei più duri tra quelli messi in atto.
L’Italia sostanzialmente si trova al primo posto, con una percentuale intorno al 95%, mentre per dirne una la Svezia è all’ultimo posto tra le grandi nazioni considerate con una percentuale intorno al 45%.

Dunque questo significa che abbiamo fatto qualcosa che in linea teorica era più rigido, più simile alla quarantena cinese. Per questa ragione dovremmo avere risultati migliori perché il distanziamento fisico e l’autoprotezione sono i due fattori che sempre ci possono proteggere dai virus e che saranno utili anche nel prossimo futuro; pensiamo semplicemente anche all’autunno, ammesso che questa ondata sia in calo deciso e netto quando ci saranno le condizioni per la ripresa di ceppi addirittura forse mutati, dunque potenzialmente più pericolosi.

Tamponi e sierologici: facciamo chiarezza

In questo siamo stati dunque abbastanza rigorosi.
Vediamo come riusciamo a essere dal punto di vista dei comportamenti in questa seconda fase che è, come chiaro, un periodo di prova fino al giorno 18 di maggio in cui si vedrà se ci sono state ricadute negative di queste riaperture sempre più serrate.
Intanto possiamo dire che non potendo essere raggiunto l’obiettivo di fare tamponi due volte a tutta la popolazione (ce ne vorrebbero 120 milioni anche se qualcuno si sta adoperando per questo risultato) i test sierologici potrebbero forse aiutarci a stabilire chi ha già avuto la malattia ed è per questo portatore di anticorpi resistenti: quelli che ti dicono che la malattia è vinta, non quelli che ti dicono che la stai combattendo la battaglia.
Anche questi potrebbero essere disponibili su larga scala oltre a darci la possibilità di un campione.

Questione lontana dall’essere conlcusa

Tutto questo per dire che cosa? Che la lunga questione col Coronavirus è lontana dall’essere conclusa. Ci saranno ancora picchi di contagi e ahimè pure di ricoveri in intensiva; probabilmente – speriamo di no – anche di morti nel prossimo futuro perché quando quella distanza si allenta, il virus riprende carburante.
Ciò a meno che tu non l’abbia portato a zero ma questo, come sappiamo, non è possibile farlo e non è nemmeno possibile affermarlo al momento d’oggi. Siamo cioè in una fase di osservazione.

In queste settimane cercheremo di tenere sotto controllo i dati per vedere quello che succede, pronti ad isolare e tracciare i focolai. Questo è almeno quello che ci auspichiamo.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi


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