Ricevo spesso critiche per le critiche che faccio al Governo. La mia non è una posizione politica è una posizione tecnica.
Noi stiamo procedendo con dei DPCM, decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, che sono qualcosa di irrituale nella nostra attività normativa. Si è deciso sulla libertà dei cittadini, sul chiudere le aziende, sul fatto che alcune persone non hanno da mangiare, con legiferazioni che sono nella zona grigia tra gli atti politici e gli atti amministrativi.
Di fatto, dunque, i DPCM non rispondono a tre controlli fondamentali di un paese democratico:
- Il Parlamento,
- Il Presidente della Repubblica,
- La Corte Costituzionale.
Come fa un giurista come Conte a non sapere queste cose?
Sembra che stiamo vivendo in un mondo alla Orwell in cui ci dimostrano con tutta la potenza della comunicazione di regime che 2+2 fa 5.
E poi c’è un altro problema: è stata presa la decisione di chiudere l’Italia sulla base di uno stato di emergenza. Lo stato di emergenza non esiste nella Costituzione italiana, esiste lo stato di guerra (Art. 78 Cost) che però prevede un passaggio del parlamento e un passaggio del Presidente della Repubblica. Mentre noi abbiamo usato una legge che è un atto di protezione civile (D.Lgs 2 gennaio 2018, n. 1) che non è sensato per chiudere un paese per sei mesi.
In tutto questo io vedo che c’è un silenzio assordante, quello del Presidente della Repubblica. Caro Presidente, cosa aspetta a svegliarsi? A battere un colpo? A dire quello che ne pensa, in quanto tutela massima della Costituzione Italiana?
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi
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