Il problema non è lo stadio. Il problema è la Roma. Qui non si deve costruire soltanto un altro Olimpico, qui si tratta di allestire una squadra vera, seria, tosta e non quella che si è esibita a Udine, buscandole senza mai dare l’impressione o sensazione di poter alzare la testa, di reagire, di mettere paura, se non rispetto alla squadra friulana rivista e corretta, appena, da Nicola.
Questa e non altra è la verità, la sentenza. La Roma ha perso e non ci sono alibi, la difesa ha mostrato lacune parrocchiali, non è una novità nel taccuino di viaggio esterno di Di Francesco, chi pensava al salto definitivo ha dovuto fare i conti con una realtà diversa, anzi opposta. Se il migliore è stato, secondo alcuni, N’Zonzi allora significa che non ci siamo. E’ vero che le partite al rientro dalla sosta sono spesso trappole mortali ma c’è da chiedersi di quale tipo di stimolo avessero bisogno i romanisti per tenere testa alla squadra udinese.
Le incertezze di Juan Jesus sul gol decisivo fanno parte del repertorio del calciatore che già aveva lasciato tracce debolissime a Milano e così si comporta a Roma. L’attacco poi non ha fatto sfaville, molto fumo, semmai, molti, anzi troppi, passaggi, dialoghi, combinazioni ma poca polpa e così l’udinese ha presentato il conto, minimo anche se se alla fine di una prestazione modesta, così Di Francesco se la spassa con il possesso palla che è una forma di onanismo che non serve a nessuno e a lui sicuramente. All’allenatore la Roma è piaciuta e questo è il vero problema, accontentarsi del poco, se non del nulla. Quattro sconfitte sono la fotografia di una squadra senza anima e senza corpo. Alla prossima.
Tony Damascelli