Seguita senza tregua la solerte opera di terrorismo mediatico e giornalistico. Il suo fine è la manipolazione dell’immaginario della popolazione, affinché sia in una condizione di paura e di psicosi permanenti e, insieme, sia pronta al ritorno a misure più restrittive, prese prontamente dal nuovo ordine sanitario.
Così, ad esempio, titolava ieri mattina a tutta pagina Il Fatto Quotidiano: “Ci prepariamo al ritorno del virus”. Il titolo, a ben vedere, era una citazione di Domenico Arcuri, commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza Covid-19. L’accento dello storytelling cade, com’è ovvio, sulla locuzione “ritorno del virus”. Mai una volta che la parola sia data a chi, tra gli esperti, sia alfiere di posizioni anche lievemente più sobriamente ottimistiche rispetto a quelle apocalittico-catastrofiche egemoniche, sempre centrate sul paradigma del “worst case scenario”.
Il metodo di governo emergenziale della shock economy applicato alla sfera sanitaria è, ad oggi, quello dominante.
E, in tema di analogia tra crisi economica annunciata dal FMI e crisi sanitaria lanciata dall’OMS, non deve sfuggire la notizia diffusasi in queste ore, lanciata, ad esempio, da Adnkronos: “Coronavirus, OMS avverte: ‘virus può schizzare in alto in ogni momento”.
Insomma, l’ordine del discorso – incarnato dall’OMS, dall’equivalente, cioè, del FMI in ambito sanitario – non si limita a trasformare l’emergenza in “nuova normalità”, ora annunziando che il virus durerà a lungo, ora vaticinando l’imminente avvento di nuove pandemie.
Oltre a ciò, il logo terapeuticamente corretto ha già trasformato il virus nel nuovo spread: ossia nella nuova spada di Damocle, che pende sulla testa della popolazione colpevole e irresponsabile, incapace di eseguire cadavericamente le imposizioni autoritarie di politici già da tempo ridefiniti come medici (si pensi al “Cura Italia”) a cui i cittadini – essi stessi ridefiniti come pazienti – debbono obbedire, se vogliono fare salva la propria vita sempre in pericolo.
Insomma, non bisogna solo “tenere i conti in ordine” (prima del debito economico, ora dei contagi): occorre anche stare in guardia rispetto alle imperscrutabili impennate del nuovo spread sanitario, che, per l’appunto, “può schizzare in alto in ogni momento”.
Come già sappiamo, l’emergenza e lo stato d’eccezione – grazie anche alla narrativa dello spread sanitario – sono mantenuti permanentemente. Non è un mistero il reale funzionamento dello spread, nonché della sua valenza squisitamente governamentale (stile shock economy): occultato dietro la vernice dei “dati obiettivi”, lo spread è la reazione organizzata della classe dominante apolide-finanziaria, allorché le masse nazionali-popolari votano altrimenti rispetto ai suoi desiderata o, semplicemente, iniziano a mostrare un certo grado di insofferenza rispetto all’ordine dominante.
Lo spread serve a intimorire le masse mediante spauracchi (reali o narrati, o reali perché narrati), di modo che esse preferiscano rimanere nelle loro catene abbandonando ogni velleità di liberazione. Lo stesso accade ora con il nuovo spread sanitario, la cui funzione è, ovviamente, il mantenimento della popolazione in uno stato di terrore permanente, per le ragioni su cui più volte abbiamo insistito e che tutte rientrano, più o meno elasticamente, nella nuova razionalità politica dell’emergenza sanitaria.
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