Giustizia sospesa, la protesta degli avvocati ► Cesali: “Ministro inadeguato, se non riparte la giustizia non ripartono i diritti”

“Tutti noi avvocati d’Italia riconsegniamo i nostri codici davanti ai Tribunali. È il nostro grido di dolore per la giustizia sospesa”. Così recita la locandina del flash mob che si è svolto questa mattina in tutta Italia. Un segno di protesta, una rivolta, quella degli avvocati, contro lo stop della giustizia. L’OK da parte del Governo alla riapertura sembra arrivato per tutte le attività produttive, meno che per l’attività degli avvocati, che pure potrebbero lavorare da remoto.

Aprono i ristoranti, ma i tribunali rimangono chiusi. Un blocco ingiustificato, secondo gli avvocati, che vedono una vera e propria violazione legalizzata dei diritti costituzionali dei cittadini, la cui difesa dovrebbe essere ancora più importante in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo.

Ne abbiamo parlato con il Presidente del Movimento Forense e Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma l’Avv. Massimiliano Cesali. Ecco cosa ha detto.

Tribunali ancora chiusi

“E’ scandaloso. In Italia è terminato il lockdown ormai da 15 giorni, hanno riaperto le fabbriche dove il distanziamento è sicuramente inferiore rispetto a quello che potremmo avere noi avvocati in udienza. La giustizia deve ripartire, ci sono tutte le condizioni anche di sicurezza. E’ sufficiente adottare i minimi criteri per poter svolgere le udienze. La cosa scandalosa è che un intero comparto fondamentale per la tutela dei cittadini rimanga chiuso. L’80% delle udienze sono tutte rinviate, nella migliore delle ipotesi a ottobre novembre, per non parlare del 2021. Un intero settore che produce un importo importante del nostro Pil è completamente chiuso. I cittadini non possono ottenere giustizia solo perché è impossibile svolgere le udienze. E’ tutto riaperto meno che la giustizia”.

“Noi siamo pronti”

“Gli amministrativi, i cancellieri, che dovrebbero lavorare da casa non possono perché non hanno le credenziali per poter accedere al sistema informatico della giustizia. E’ impossibile lavorare in questo periodo. In realtà noi saremmo pronti. Adesso è tutto organizzato, gli avvocati sono pronti, i cittadini sono pronti c’è la possibilità di fare le udienze sia fisicamente ma soprattutto da remoto. Il sistema delle udienze da remoto, approvato dal Ministero, non viene applicato dai giudici. Quindi i Presidenti dei Tribunali non applicano il processo da studio con webcam”.

Tempi già lunghi verranno ulteriormente prorogati

“Questo lockdown continuo sulla giustizia incide su un sistema che già funzionava male. Per avere giustizia passeranno ancora più anni rispetto a quelli che normalmente passano per avere una sentenza. I tempi verranno prorogati ulteriormente”.

Di chi è la responsabilità di questa situazione?

“Le responsabilità sono attribuibili al fatto che il Ministero avrebbe dovuto fare una linea guida generale per tutti i Tribunali d’Italia, invece ha lasciato ai Presidenti dei Tribunali l’applicazione, quindi ci sono oltre 200 tra linee guida e protocolli territoriali. E’ stato applicato un ‘Feudalesimo giudiziario’, cioè ogni Tribunale fa come gli pare. I motivi? Secondo me il Ministro è stato ed è inadeguato a gestire questa situazione di emergenza. Cioè noi sappiamo in tutta Italia quali sono le distanze tra un ombrellone e l’altro e non possiamo riaprire i Tribunali?”

Il flash mob

“Eravamo presenti, la cosa positiva di questo flash mob è che non è stato organizzato dall’Ordine o dalle associazioni, ma è stato un flash mob spontaneo. Sono proprio gli avvocati che hanno deciso di fare questa manifestazione. Speriamo che sia significativa e venga posta una lente su questo problema che è vitale. Se non riparte la giustizia non ripartono i diritti, una parte dell’economia, non ripartono gli investimenti”.