Di solito uno scritto ben fatto è composto da un prologo, un apologo e un epilogo, in questa precisa successione consequenziale. Invece io voglio iniziare quest’articolo dall‘epilogo’. Perché non ho la pazienza di attendere un prologo sintetico e razionale, né tantomeno un apologo con contenuti importanti’. Io voglio comunicarvi subitaneamente quale sia il mio impavido e ‘complottistico’ pensiero sugli eventi River Plate – Boca Juniors, nel pre-partita della finale di ‘Copa Libertadores’; con la consapevole presunzione di essere nel giusto, o quantomeno, di avvicinarmi quasi in modo perfettamente aderente al piano reale.
Di solito, per evitare problemi legali, i giornalisti adoperano il condizionale. Io non lo farò! Scrivo e parlo in radio e tv dal 1976 e non ho avuto mai una querela. In cambio ho avuto molte minacce di morte, a causa delle quali però, non ho mai tremato; perché considero che la mia integrità psicofisica conti niente dinanzi alla difesa di valori come la Verità, la Giustizia e la Libertà.
Gli accadimenti di questi giorni, secondo me, sono stati scientemente programmati dagli oligarchi e dominanti del governo argentino, per far passare in secondo piano la notizia più importante e purtroppo drammatica della settimana scorsa in quella nazione: “Hallado el submarino argentino ARA San Juan.”. Tradotto: “Trovato il sottomarino argentino ARA San Juan”.
Il 17 novembre c.a, il Ministero della Difesa Argentina e l’Armata Argentina, hanno informato che l’Ocean Infinity, azienda americana specializzata in oceanografia, aveva individuato il sottomarino argentino ARA San Juan, scomparso un anno fa nelle acque dell’Atlantico con 44 persone a bordo. La notizia del ritrovamento è di quelle che tocca in modo indelebile il cuore e le anime delle persone perbene; soprattutto degli argentini onesti, legati indissolubilmente alla loro patria, ai loro soldati e alla loro bandiera.
Dopo la conferma della veridicità della notizia, proteste e polemiche delle famiglie dei componenti l’equipaggio (e dell’opinione pubblica in generale) si erano ri-levate con maggiore forza e indignazione. La protesta era ed è, contro la classe dominante dell’attuale governo, il quale, secondo la mia visione, ha programmato e messo in atto questo degradante ‘diversivo’ davanti e nei dintorni del Monumental del River Plate, per ‘spostare’ l’attenzione da questi ‘ingombranti’ 44 morti che giacciono ancora in fondo al mare.
Il popolo argentino non è solo quello visto in questi ultimi giorni in televisione in tutto il mondo, impegnato a prendere a colpi di pietre e bottiglie il pullman di una squadra avversaria; né la madre incosciente che crea una cintura di pericolosi candelotti intorno al ventre della propria bimba; neanche è ‘las bandas’ de ‘barras bravas’ che condizionano o sono conniventi con i presidenti delle squadre; non è neanche quella parte di popolo cromosomicamente violenta e mercenaria, che si mette a disposizione del potere ogni qual volta ‘diventa necessario’ per gli ‘strateghi del terrore’ confondere le idee alla cosiddetta ‘gente comune’ e commettere crimini che nessuno mai pagherà.
Qualcuno starà pensando che io sia il solito qualunquista-complottista. ‘Complottista’ per i manipolatori mediatici, probabilmente sì; ma non il ‘solito’. Io i complotti, li ho anticipati, vissuti, smascherati, subiti, ma pochi mi hanno creduto, perché i ‘complotti’ sanno di fantapolitica e i ‘complottisti’ di pazzia. “A los locos hay que poterlo en el loquero” (“Ai pazzi bisogna metterli in manicomio.”) era la frase che mi disse un ‘capitàn de navio’ nel 1981; era la frase che dicevano molti militari della dittatura 1976-1982 in quella meravigliosa terra, dove milioni di italiani hanno avuto la possibilità di crescere intellettualmente e prosperare economicamente. Le mie ‘teorie’ definite spesso ‘complottistiche’, sono invece il risultato di analisi della realtà politica internazionale; della consapevolezza documentale del cinismo spietato degli Stati democratici o dittatoriali che siano; infine, della disumanità che si è impossessata dei terrestri negli ultimi tempi.
Mi addentro ora nei fatti accaduti nel ‘barrio’ del River Plate. Se si fosse voluto, si sarebbe potuto evitare che alcuni delinquenti con la maglietta del River (ma che non necessariamente erano tifosi ‘millonarios’) di buttare pietre, bottiglie e altro verso il pullman del Boca. Gli organizzatori avrebbero potuto innalzare barriere, per tener lontana la gente almeno 50/60 metri dal pullman. E’ più difficile da questa distanza che un ‘adoquìn’ (sanpietrino) o qualche bottiglia possano diventare davvero pericolosi per i calciatori, al loro passaggio. Perché i tifosi del ‘River’ sono arrivati a toccare con le proprie mani le lamiere del pullman ‘xeneize’?
Durante le partite settimanali del River vi sono nel ‘barrio’ (nel rione) dei ‘tabiques’, ossia tramezzi divisori, che impediscono la visione dei pullman, delle macchine delle autorità e dei Vip che s’avviano allo stadio. Come mai, Daniel Angelici (presidente del Boca e vicepresidente dell’AFA) e Rodolfo D’Onofrio, presidente del River, e il presidente della nazione Argentina Maurizio Macrì (ex presidente del Boca) conoscendo la pericolosità della partita non hanno fatto nulla per controllare l’aggressività distruttiva dei tifosi? Io non credo che questi tre personaggi, tutti con sangue italiana, siano stupidi. Credo che siano stati molto intelligenti per arrivare a ricoprire i ruoli che oggi ricoprono in seno alla società argentina. Per questo mi pongo alcune domande:
1)Perché i primi giorni non vi sono state ‘voci ufficiali’ a spiegare l’accaduto e a rassicurare i cittadini?
2)Perché le telecamere intorno non hanno memorizzato nulla?
3)Perché si sentono intercettazioni di poliziotti-motociclisti che dicono:[…]‘Senores, nos entregaron. No està la contenciòn […]. (Signori ci hanno consegnati. Non c’è il contenimento). Sono parole oneste o manipolatorie e devianti? Chi erano coloro i quali dovevano ‘contenere’, che cosa e da che cosa?
4)Perché i tre personaggi e la Conmebol hanno permesso questa degradante figura internazionale, invece di approfittare dell’evento per dare l’immagine di una nazione Argentina e d’un calcio latinoamericano in stato di salute?
5)Perché sono spariti 300 biglietti?
6)Perché questi legami tra presidenti e capi dei barra bravas?
7)Perché?
Non ho una risposta documentata a tutti questi perché ma questa storia mi riporta alla mente ciò che i militari argentini fecero nel 1982 per spostare l’attenzione dall’interno del paese all’esterno, quando le voci dei ‘desaparecidos’ si facevano alte e preoccupanti per loro, in ogni angolo delle città della nazione: s’inventarono la Guerra de ‘Las Malvinas’ (la guerra delle Falkland). E mandarono a morire migliaia di giovani argentini (nella maggioranza autoctoni) mal vestiti, mal addestrati e con poco cibo. Ecco, quando il potere oligarchico e dominante deve nascondere qualcosa d’imbarazzante, non guarda in faccia nessuno.
In questa partita, per ora, non vi sono stati morti. E questo è già un miracolo. Ma come mi appare lontano quel tempo in cui mi madre cuciva per i miei amichetti della barra (non brava) le magliette del Boca Juniors e del River Plate; con l’aiuto delle altre madri. Compravano 11 magliette blu oltremare e stoffa giallo oro, e altre 11 magliette bianche e stoffa rossa di cadmio. Mia madre che era sarta, cuciva il giallo in orizzontale a metà delle magliette blù, e il rosso in diagonale sulle magliette bianche; poi i pantaloncini neri per i bambini del River e blu per i bambini del Boca; con le spacchette ai fianchi, come i nostri idoli Pippo Rossi, Musimesi, eccetera. Naturalmente, non si faceva pagare. Ed eravamo tutti felici e uniti. Ma era un altro tempo, un altro calcio, un altro mondo.
Mimmo Politanò