Nicolò De Devitiis ► “Ecco come è andato il servizio con Zaniolo e la mamma”

Una ‘Iena’ tutta da raccontare. La storia di Nicolò De Devitiis, volto noto e apprezzato della seguitissima trasmissione in onda sulle reti Mediaset, spiega la sua repentina scalata verso il piccolo schermo. Dai social network alla passione per le biciclette passando per l’incontro in un negozio d’abbigliamento con Paolo Calabresi: la sua vita è cambiata radicalmente in poco tempo.

Nicolò De Devitiis è stato ospite nel consueto appuntamento del venerdì con Food Sport. In studio Francesco Di Giovambattista ed Enrico Camelio.

Nicolò De Devitiis: da bike blogger a Iena

L’idea geniale di diventare bike blogger

Io nasco ‘Iena’ un po’ per caso. Fin da piccolo era un programma super seguito e, ancora adesso, uno dei più belli. Ho iniziato sei anni fa facendo delle foto alle biciclette su Instagram. All’inizio c’era questa ragazza che, al tempo, non era molto famosa. Era Chiara Ferragni che pubblicava le foto dei suoi vestiti. Io avevo una compagna di università che si definiva anche lei una fashion blogger ed io per prenderla in giro gli dicevo: ‘Tu fai la fashion blogger e allora io mi metto a fare le foto alla mia passione, che sono le biciclette’. Mi sono chiamato ‘Bike blogger’. Allora ho aperto il profilo Instagram dal nome ‘divano letto’. Il divano letto secondo me è un oggetto molto versatile. Io sono una persona molto versatile. Prima di fare ‘Le Iene’che mi totalizzassero la vita, piacevolmente, suonavo la batteria, giocavo a calcetto con una squadra in Serie B come pivot e nuotavo”.

L’incontro fatale con Paolo Calabresi

Io lavoravo come commesso in un negozio di abbigliamento a Roma. Lavoravo lì il pomeriggio mentre studiavo, perché mi sono laureato in economia con specialistica in marketing. La mattina c’era un Nicolò studente, il pomeriggio c’era un Nicolò commesso, la sera o giocavo a calcetto o nuotavo o suonavo la batteria. L’incontro con Paolo Calabresi è verissimo. Un giorno stavo lavorando in questo negozio, già ero bike blogger e uscivano i primi articoli sui giornali. Avevo 4000 followers, avevo 23 anni e credevo nella mia idea. Ad un certo punto nel negozio entra Calabresi ed io ero molto contento di servirlo. Facevo un po’ di sconto, gli davo consigli e lui si fidava. Quel giorno prendo coraggio, era uscito da poco un articolo su Vanity Fair e gli dico: ‘Paolo, hai visto?’. Poi avevamo anche l’amicizia su Facebook e io pischello mi sentivo figo ad avere l’amicizia con un attore. Lui mi risponde: ‘Sì ho visto i tuoi articoli, però adesso hai rotto…’. Continuavo ad incalzarlo: ‘Io ho un’idea per Le Iene ma non è che potresti darmi una mano?’. Lui disse: ‘Guarda te do la mail del capo, gli scrivi te la canti e te la suoni con lui basta che mi lasci in pace’. Tornai a casa e mandai la mail di quattro pagine al capo. Per sfinimento mi rispose: ‘Incontriamoci’. Gli raccontai tutta la mia storia e mentre parlavo mi disse: ‘Guarda fai una cosa, inizia a Roma e vediamo che sai fare’. Quindi tornai a Roma andai in redazione. Ogni tanto uscivo con Matteo Viviani per vedere un po’ come funzionava, perché io fino a quel momento non aveva fatto niente del genere”.

Un capitolino a Milano

“Io sono un romano atipico. A Milano mi trovo molto bene. Racconto un aneddoto. Dopo sei anni che sono a Milano mi succede tutti i giorni, anche oggi. Da sei anni tutte le volte che sono a Milano e il giorno dopo devo andare a Roma dico: ‘Che scatole, domani devo andare a Roma’. Scendo a Roma e il giorno prima di tornare a Milano dico: ‘Che scatole, domani devo tornare a Milano’. In questo periodo sto facendo il viaggio sempre in macchina”.

Due vertebre rotte a Casal di Principe

Io a Le Iene sto bene. Questa è una divisa che mi porterò sempre addosso. Stiamo parlando di un programma che ha 23 anni di storia. Per me è stata ed è una scuola televisiva incredibile. E’ un orgoglio essere ‘Iena’ per tutta la vita. L’atteggiamento di Filippo Roma nei servizi mi piace molto. Quella spontaneità che ha lui mi piace molto. Io ho il mio stile e cerco di essere me stesso. Magari, come in tutte le cose, hai delle contaminazioni da film, serie tv, colleghi, social e via dicendo. Io ho rischiato più volte. Una volta c’ho rimesso due vertebre. Ero a Casal di Principe, intervistando delle persone poco raccomandabili, uno di questi per levarmi il microfono mi fece la famosa ‘vecchia’. Mi tolse il piede d’appoggio e con il microfono mi strattonò verso l’alto e io caddi a peso morto sul cordolo di un marciapiede. Mi ruppi due vertebre e sono stato due mesi in ospedale e sei con il busto”.

L’amore per il proprio mestiere

“Non sono incosciente. Sono semplicemente troppo amante del mio lavoro. Perché quando sono caduto io mi sono rialzato e ho rincorso quella persona. Ovviamente, in certi casi, c’è l’ansia di prestazione. A Casal di Principe eravamo di notte in un maneggio, stavamo aspettando i rinforzi dalla forestale e dalla polizia. Eravamo in un posto talmente sperduto che neanche loro ci riuscivano a trovare. Prendi e vai, non ci pensi troppo”.

L’ottimo rapporto con Zaniolo e la mamma

Non è perché Filippo è della Roma allora ha fatto un servizio contro Lotito. Poi quel servizio, secondo me, è inattaccabile. Per quanto riguarda il servizio su Zaniolo, la cosa è stata risolta subito dopo la fine del servizio. E’ andata diversamente da quello che avete visto. Comunque ci siamo sentiti più volte con Francesca, la mamma di Nicolò, anche durante la quarantena. Fuori è arrivato 200, in realtà è successo 1. Ho fatto semplicemente il mio mestiere. A Le Iene, come sempre, facciamo domande dirette e un po’ spinte. Io, Nicolò e la mamma ci siamo continuati a sentire tutti i giorni dal giorno della messa in onda del servizio. Abbiamo deciso di far vedere che le cose erano tranquille. Io, una settimana dopo, andai a pranzo da loro. Abbiamo mangiato insieme, abbiamo fatto una partita alla Playstation con lui. Mi ha spiegato anche delle cose belle che succedono nello spogliatoio. Abbiamo un rapporto normale, tranquillo e sereno. Ho chiamato la madre quando Nicolò si è fatto male. Non è come sembra”.


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