“Partito di Conte: ecco quanto può valere e quali forze politiche indebolirebbe” ► Antonio Noto (INS)

Come cambiano i rapporti di forza nello scenario politico italiano?
E’ una domanda che prima o poi tutti, dalla maggioranza all’opposizione si dovranno fare, e che veicola in continuazione l’offerta politica dei diversi rami del Parlamento, nonostante la riapertura delle urne non sembra essere cosa imminente.

La suggestione di un partito trascinato dall’uomo della pandemia – nel bene e nel male – è a tal proposito molto interessante sotto il punto di vista dei numeri.
Il Partito di Giuseppe Conte potrebbe a tutti gli effetti rappresentare statisticamente un’autentica svolta da “quarta repubblica” alla Movimento 5 Stelle.

Ciò costerebbe però, come precisa il Direttore dell’Istituto Noto Sondaggi Antonio Noto, una vera e propria demolizione grillina, visto che una consistente parte di elettori del Movimento si sposterebbe dalla parte dell’attuale Premier.

Un eventuale Partito di Conte come cambierebbe i rapporti di forza nel centrosinistra? Come si collocherebbe inoltre nel panorama politico nazionale?

Tutti i dettagli nell’intervista ad Antonio Noto durante ‘Lavori in Corso’

Sicuramente il peso elettorale di un’eventuale lista di Conte è un peso consistente, un risultato molto alto. Noi lo quotiamo intorno al 16%.
Però che cosa accade?
Nel caso in cui non ci fosse la lista Conte, nel centrosinistra noi abbiamo il PD intorno al 19,5%, il MoVImento intorno al 16% e Italia Viva al 3,5%. Il totale del centrosinistra fa il 40%.

Nel caso in cui si dovesse presentare una lista Conte, diventerebbe il primo partito della coalizione, al 16%, diventando il secondo partito nello scenario nazionale, superato solo dalla Lega, mentre il PD calerebbe al 12% e i grillini al 9%. Il totale della coalizione avrebbe sempre il 40%, quindi la lista Conte, per quanto potrebbe essere un atre principale nello scenario politico, non aggiunge valore al centrosinistra.

Ovviamente tutto ciò che ho detto ora vale nel sistema elettorale vigente, in cui si presentano le coalizioni, e chi ha più deputati forma il Governo, anche se la volta scorsa non è andata così.
Se però ci fosse un sistema puramente proporzionale, come alle europee dove ogni partito conta per sé, ecco che quel 16% di Conte varrebbe più da solo che in una coalizione.

Quando probabilmente in autunno la crisi sanitaria si sarà calmata e gli effetti della crisi economica si faranno sentire, con il ritardo della cassa integrazione e i licenziamenti dei dipendenti, è chiaro che ci potremmo trovare in un contesto sociale, politico ed economico completamente diverso da ora“.


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