Un furore iconoclasta sta pervadendo non soltanto gli Stati Uniti D’America ma anche l’Europa e l’Italia. Si distruggono le statue come simboli di un potere razzista oppure di comportamenti singoli che non ci sono molto piaciuti. In Inghilterra schiavisti del XVIII secolo sono buttati a terra nelle loro rappresentazioni, così come sta avvenendo per i generali sudisti degli Stati Uniti oppure anche per altri simboli un po’ più lontani nel tempo.
Per esempio Cristoforo Colombo. Certo che era uno schiavista, certo che era un iniziatore addirittura dei tormenti di alcuni popoli, ma in tempi molto diversi. Dovremo fare lo stesso con Hernán Cortés e soprattutto con Pizarro, cioè con coloro che dalla Spagna hanno sostanzialmente assoggettato un continente e distrutto le etnie indigene.
Ma in Italia invece ci rifacciamo a Montanelli. Indro Montanelli è stato un uomo da un passato davvero esecrabile da un punto di vista morale, per le questioni del suo razzismo, del suo aderire ad un’ideologia fascista totalitaria e anche per la sua relazione con una ragazzina minorenne. Tutto questo, secondo il mio modo di vedere, non doveva essere celebrato con una statua. Ma tutto questo non può però comportare, sempre a mio modo di vedere, la distruzione della statua.
Fra l’altro credo che Montanelli sarebbe stato in vita contento di vederla spruzzata di rosso o imbrattata, perché era un personaggio al di fuori di questo tipo di considerazioni.
Per altro, se dovessimo vederla tutta, mi viene in mente uno fra tutti Vasilij Kandiskij che quasi alla fine della sua vita sposa una ragazza che forse non aveva nemmeno 15 anni. Quando guardiamo al passato non possiamo giudicarlo col metro del presente altrimenti non dovremmo avere statue con gli imperatori romani, soprattutto dei più sanguinari. Ma forse nemmeno celebrare Socrate, Platone, Aristotele che tutti ritenevano lo schiavismo qualcosa del tutto naturale. Eppure erano uomini pure quelli.
Voglio dire che se vogliamo rivederla la storia, in un grande processo revisionista, forse possiamo rivedere quella più vicina a noi. Perché ci sembra impossibile che nel 1800 qualcuno potesse pensare alla schiavitù come un fatto normale. Ma quella più lontana è difficile da giudicare. Duemila anni fa le cose andavano in un’altra maniera. È una questione delicata, non è forse la più importante, ma è molto significativa.
GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi
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