Una grande amarezza e tante domande. Talvolta anche troppe.
E’ questo quello che rimane della tragica notizia di ieri pomeriggio, che ha visto Alex Zanardi capitolare fuori strada con la sua handbike in una competizione non ufficiale.
Cosa ci faceva un camion sul percorso? Le istituzioni erano a conoscenza della manifestazione? Cosa ha portato un professionista come Alex a sbagliare manovra?
Su questo sta indagando la Procura di Siena, mentre il campione di handbike si trova al momento in coma farmacologico.
Lotta tra la vita e la morte nel reparto di terapia intensiva del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Le sue condizioni sono attualmente stabili, ma rimangono ancora gravissime.
Inutile dire quanta di quanta ansia e concitazione abbia pervaso l’Italia tutta l’incidente, di cui ora si attende l’epilogo che si spera sia lo stesso a cui Alex ci ha così bene abituato: rinascita.
Ecco i commenti di Furio Focolari e Tony Damascelli a Radio Radio Lo Sport.
Furio Focolari
Diciamo subito questo: non era una gara, non c’era competizione. Gli atleti scendevano chiacchierando. C’è stato un momento di distrazione, è evidente. Tutti possono sbagliare, anche i più grandi.
Secondo me in gara non gli sarebbe mai capitato, con la concentrazione che avrebbe avuto in gara non gli sarebbe successo.
Che cosa è successo: che praticamente chiacchierano o comunque distraendosi, ha perso il controllo.
L’handbike, è un triciclo molto basso, sapete che Zanardi, non avendo le gambe, è seduto praticamente a terra e pedala con le mani. In discesa andava a ruota libera e si è imbarcato. Cosa significa, che essendo un triciclo la ruota ha vacillato verso sinistra.
Il giornalista Giovanni Bruno ha spiegato bene com’è andata: non era una competizione, dunque non c’era l’interruzione del traffico.
Alex Zanardi è veramente una persona nel cuore di tutti, l’uomo della rinascita, della speranza, dell’ottimismo. Per questo fa male a tutti.
Vorrei concludere con una tirata d’orecchie alla categoria dei giornalisti: ragazzi, anche se siete giovani, non cercate a tutti i costi di far dire ai medici quello che non vi possono dire.
Tony Damascelli
Un valore assoluto di Alex Zanardi è quello di non aver mai trasmesso la sofferenza.
Anzi, ha trasmesso sempre il senso della vita. Quasi l’allegria, vincendo per primo contro il maligno che l’aveva privato delle gambe, ma non dell’esistenza.
Questo suo “messaggio”, come si suol dire oggi usando un sostantivo che non significa nulla, è presente in lui anche con l’impegno, con la voglia di aiutare chiunque si trovi in difficoltà e in sofferenza.
Quando ieri è arrivata la notizia, la prima reazione è stata “ce la farà anche stavolta”.
Poi man mano che passavano i minuti sono intervenute altre riflessioni.
Non si può vivere così. Perché questa diventa una sopravvivenza, non una vita.
Non vorrei che diventasse un oggetto, oltre a essere un grandissimo soggetto: un oggetto di studi, di scoop giornalistici per la sua forza fisica, oltre che psicologica.
Perché ce ne vuole tanta per resistere a questi colpi bastardi del destino.
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