Fusaro ► “Vietando gli assembramenti danno uno schiaffo a tutti i morti per la democrazia”

Il peggio sembra essere alle spalle, per il momento. La storica quarantena che abbiamo vissuto da marzo a maggio ha portato con sé diversi spunti di riflessione: il potere assunto dal Governo, la comparsa nella scena mediatica e politica di medici e scienziati, i dati forniti quotidianamente e tanti altri elementi innovativi.

E, in ultimo, il divieto di assembramento che ancora resiste, perché imposto come condizione per un ritorno al passato, all’epoca pre-covid. Proprio la primavera atipica appena trascorsa è stata oggetto di discussione con Fabio Duranti e Francesco Vergovich che hanno interpellato il parere del filosofo Diego Fusaro.

Ecco l’intervento di Diego Fusaro a “Un Giorno Speciale”.

Hanno spazzato via il diritto di assemblea

E’ il dispositivo platonico della caverna: se ti convincono che la cella in cui ti trovi è la sola libertà disponibile, automaticamente chi provasse a spiegarti che altrove c’è un modo migliore verrebbe combattuto come un nemico, un complottista, un diffusore di fake news. Il potere non può vincere se non riesce a incatenare le menti, le anime, i corpi.

Basta far riferimento alla Costituzione, che delinea un mondo che ormai è negato dai reali rapporti di forza. A maggior ragione con il coronavirus. Quando sento il ministro Boccia rabbioso contro gli assembramenti. Bisognerebbe ricordare al ministro Boccia, qualora se lo fosse dimenticato, che semmai è il divieto di assembramento che è uno schiaffo a quelli che non ci sono più e sono morti per la democrazia, la Costituzione. Invece loro con un colpo di spugna stanno spazzando via questo fondamento di una democrazia: il diritto di assemblea”.

Perché ci raccontano sempre il peggior caso possibile?

La narrazione egemonica, che purtroppo è quella che viene ripetuta migliaia di volte a reti unificate, costruisce uno storytelling basato sull’ipotesi peggiore possibile e utilizza i dati in maniera non affatto neutra. Se io cammino sul lungomare, mi viene un infarto e poi si scopre che avevo anche il virus in corpo, se tu mi classifichi come morto di coronavirus stai portando un dato che non è neutro.

E allora sorge la domanda: perché si è scelto di dare questa interpretazione dei dati? Perché si è scelto di delineare il peggior caso possibile? La mia tesi è che si deve creare lo scenario del peggior caso possibile perché è quello su cui si può innestare una razionalità politica di tipo emergenziale. Basata sulla sospensione dei diritti, sulla contrazione delle libertà, sul congelamento della Costituzione“.


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