Di più non poteva fare questa Lazio ridotta ai minimi termini. Idem per la Juventus che va a +8 sull’Inter e può affrontare le prossime quattro partite senza particolari affanni.
Partita appiccicosa, l’afa torinese ha intossicato muscoli e idee, ritmi da Var, sudori e sofferenza, due rigori dei cannonieri della serie A, Cristiano e Immobile su sciocchezze dei difensori, Bonucci innanzitutto, lo stesso Cristiano a un gol da Felice Placido Borel che il famoso Caressa Fabio ha ribattezzato con l’accento sulla E, forse parente antico di Borriello.
Lazio di grande dignità, non avrebbe potuto fare meglio, forse se avesse spinto prima e non dopo il 2 a 1 avrebbe messo paura alla solita difesa juventina in panico finale. Il campionato non è finito ma è sfinito, Conte direbbe che così è folle, la Lazio rientrerà alle 4 e dovrà dedicarsi al prossimo impegno, la Juventus ribadisce il suo potere anche per vuoto e assenze di alternative ma non è colpa sua se questo passa il convento della serie A.
Questo torneo passa alla storia per come è stato deciso ma non sul campo ma da chi se ne frega della salute degli atleti e della regolarità del gioco. Orsato ha diretto con la solita autorità ma senza eccessi, Sarri ha dovuto rinunciare all’ultimo secondo a Higuain che ormai si infortuna anche scendendo dal letto, Dybala, destinato al ruolo di rincalzo, ha offerto la sua solita prova da ballerino di tango argentino, così come Cristiano che a quota 30 fa storcere ancora il muso a qualcuno un po’ strano. Immobile ha ritrovato il gol, ha colpito un palo ma è stato solo solitario contro tutti, Milinkovic ha passeggiato, un calcio di punizione stop, male la difesa davanti a Strakosha.
Totale: la Juventus vola verso il nono scudetto consecutivo, la Lazio andrà in Champions con meriti enormi ma Lotito sappia che di rendita non si vive nel football. Ditelo a Conte.
Tony Damascelli