L’emergenza non c’è più da tempo, ma in tutto il Paese impazza la covid-mania.
Il governo, pur di tenere in piedi una latente psicosi collettiva, continua imperterrito a licenziare comunicati giornalieri sui contagi.
I contagi che non si smorzano restano l’ultimo appiglio per sostenere la covid-mania, anche se il malanno ormai si risolve spesso senza sintomi, ovvero, al massimo, con una fastidiosa influenza, con tosse, raffreddore ed un po’ di temperatura.
Il ricorso all’ospedalizzazione sembra ormai sporadico e nella maggior parte dei centri italiani addirittura scomparso.
Nel frattempo, in questo clima di apparente impazzimento generale, è partita una ricerca internazionale di banchi singoli a rotelle, per consentire di separare i bambini tra loro, i quali probabilmente svolgeranno lezioni in presenza ed a distanza, in classi divise con alunni in parte a casa ed in parte a scuola.
In piena covid-mania didattica, qualora non si riuscisse a dotare le aule del mobilio idoneo, si provvederà, con gli attuali banchi a due posti, a separare i bimbi con delle “magnifiche” lastre di plexiglas?
Ma se poi i bambini escono da scuola e si incontrano nelle strade, alle feste, giocano insieme – come è naturale che sia – che senso hanno tutte queste restrizioni?
Qualcuno forse dimentica il valore sociale della scuola, a meno che il disegno non sia quello di promuovere creature asociali.
Si è parlato anche, di ridurre le ore di lezione da sessanta minuti a quaranta minuti.
Dopotutto se rinunciamo ad un terzo dei pasti forse staremmo tutti meglio, sarà stato forse questo il presupposto logico.
In fondo aggiungere al dimagrimento fisico anche una dieta culturale potrebbe garantire maggiore “leggerezza”…
E poi ci si interroga sul perché incontri settantenni con la quinta elementare che sembrano laureati, al cospetto di venticinquenni laureati che sembra che abbiano la quinta elementare.
Ogni idea è buona per demolire la scuola, o quel che ne è rimasto.
La ministra sembra uscita da un libro di favole. Una Biancaneve senza i nani. Stesso candore, stesso stupore, stessa ingenuità. Manca il Principe. Anche perché, non c’è un incantesimo da sciogliere, il personaggio da fiaba esiste nel mondo reale.
Delle performance del Governo sulle attività di supporto all’enogastronomia, ne abbiamo già parlato.
Ma una “buona” notizia c’è… Un Paese con una montagna di debiti è riuscito a portare a casa, con squilli tromba e grida di ammirazione, un’altra caterva di debiti per il futuro, quanti mai se ne fecero prima.
Però si dice che ci offriranno 80 miliardi a fondo perduto.
Ma soltanto un osservatore distratto non si accorgerebbe che a fine anno torneranno (o se non ancora erogati, resteranno) a Bruxelles circa 58 miliardi dei 75 che ci erano stati attribuiti nell’Agenda 2014-2020.
Quindi, all’Italia nel pacchetto a fondo perduto tornerebbe quanto non speso nell’esercizio precedente a cui si aggiungerebbe la quota di circa 15 miliardi che rappresenta il nostro conferimento annuale.
Si tratterebbe pertanto, di 73 miliardi rispetto agli 82 promessi a fondo perduto. Per cui tutta la generosità europea sarebbe ascrivibile a meno di 10 miliardi.
E quanto ci sarebbero costati questi miliardi una tantum, alla fine della fiera?
Soltanto per citare qualcosa si potrebbe dire che l’Olanda continuerà ad essere un paradiso fiscale per le nostre aziende.
Se avessimo rinunciato alla generosità europea, promuovendo nel nostro Paese però, le medesime agevolazioni fiscali olandesi sarebbero rientrati in Italia circa 20 miliardi l’anno soltanto dall’Olanda (140 mld nel corso del settennato europeo). Invece abbiamo premiato ulteriormente i tulipani riducendo i loro conferimenti annuali all’Europa.
Avremmo dovuto chiedere all’Europa riforme (come quella di una fiscalità europea paritaria, che avrebbe generato una montagna di ulteriore gettito, nelle casse dello Stato, ricorrente negli anni, nonché una smisurata competitività delle nostre aziende nel mercato comunitario) e non soldi per lo più “a buffo” una tantum.
Speriamo almeno che tutti i danari a debito non verranno investiti all’italiana.
Anche se al corto di idee, senza progetti, trionfano le task force che affossano il Parlamento e quindi, la democrazia.
Ad onor del vero il Parlamento non oppone alcuna seria resistenza alla sua liquidazione.
Per il momento agli eletti l’unica cosa che importa è resistere! Resistere sulla poltrona.
Con gli 80 euro Renzi prese il 42% alle europee, con Quota 100 la Lega ha mietuto molti voti e con il Reddito di cittadinanza il M5S ha preso il 33% alle ultime elezioni politiche.
Tutte queste riforme sono state poi stabilizzate da successivi provvedimenti legislativi.
La spesa assistenziale improduttiva è diventata la regola, mentre il lavoro, su cui si fonda la nostra Repubblica, è divenuto l’eccezione.
Ed avanti così, con sussidi, lavoro a casa, estensioni della 104, cassa integrazione in luogo del lavoro, sempre più prorogati e cristallizzati nel tempo.
Molti lavoratori purtroppo, si dichiarano ancora tali soltanto perché sino al 17 agosto vige il blocco dei licenziamenti.
Perché impegnarsi in progetti di sviluppo e ricerca, reale motore occupazionale del Paese, che magari daranno i loro frutti dopo anni?
Finite le risorse interne e spremuto fino all’osso l’erario pubblico, meglio continuare a dilapidare anche le risorse europee in nuove spese assistenziali immediatamente remunerative in termini elettorali, con la scusa anche di una cronica assenza di progettualità.
La disonestà poi arriva a tal punto da invogliarci a prendere soldi a debito soltanto perché sarebbero a tasso quasi a zero. Bufala colossale. Se andremo in recessione di due o tre punti, cosa molto possibile, quelli si trasformeranno in interessi passivi di pari percentuale visto che dovremo comunque ripagare il capitale ricevuto.
La Grecia iniziò così, nessun investimento in infrastrutture e sviluppo in genere, proliferazione della spesa assistenziale e ricerca spasmodica di risorse esterne a debito per sostenere il nuovo stato sociale.
Poi, venne il giorno in cui fu costretta a fare nuovi debiti, per pagare i vecchi… il resto è storia sino all’odierno presente.
Attenzione a questi Signori che si stanno avviando sullo stesso percorso, perché sono così cinici che pensano talmente tanto al loro presente che hanno dimenticato il futuro della nostra Patria.
Enrico Michetti