Il valore del pensiero filosofico, del ricercare valori avulsi dai prezzi delle borse, dipende dalle due anomalie della conoscenza.
La prima anomalia è il fatto che, a differenza di qualsiasi merce, la conoscenza è un processo irreversibile che crea un solco tra passato e futuro.
La seconda anomalia è il fatto che il valore utile della conoscenza dell’uomo, una volta prodotta, è potenzialmente infinito.
Perché nell’economia moderna si parla soltanto di capitali, di monete, di sistemi fiscali, di debito pubblico e non di ricerca del credito pubblico dato dal livello di conoscenza prodotta dal lavoro dell’uomo di quella nazione?
Ci si affanna a discutere di sfruttamento delle risorse del pianeta, cioè di temi irreversibili, ma poco tempo si impiega a parlare di conoscenza, cioè di un processo economicamente irreversibile.
Il processo di produzione e riproduzione della conoscenza, non sono solo su piani diversi, ma paiono su unità di scala non comparabili.
Di qui, ogni conoscenza ha uno stock potenzialmente infinito di valore utile per tutti gli usi futuri.
L’uso di tali conoscenze consente una propagazione nello spazio e nel tempo potenzialmente infinita, e certamente indefinita, in funzione dei potenziali ambiti applicativi.
Di base occorre tornare a un’economia dell’uomo e per l’uomo.
A differenza delle altre sempre citate e osannate, la risorsa della conoscenza ha quattro caratteristiche:
- Non è scarsa, perché i suoi usi non concorrono tra loro;
- non è divisibile, perché il suo costo è solo in minima parte imputabile al singolo utilizzo;
- non è escludibile, poiché è difficile impedire agli altri di usufruire della stessa conoscenza;
- non è strumentale, poiché i processi cognitivi agiscono anche sui fini e sulle identità dei soggetti coinvolti.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi
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