Zaniolo e la sigaretta del “condannato”

Dovremmo premettere che, tornando a parlarne o a scriverne, ci si unisce al coro di quelli che sbagliano. È un paradosso di cui almeno in parte è vittima anche l’autore di queste righe. Il fatto è che ogni cosa che risulta forzata, in un modo o nell’altro, contiene almeno in parte un’ingiustizia. Anche il modo di pesare gli errori altrui; anche, semplicemente, quando una leggerezza viene elevata alla categoria delle colpe. Quali, nella fattispecie, nessuno è poi in grado di spiegarlo in dettaglio. Ma cerchiamo anche di non farla troppo lunga nel preambolo: Zaniolo non è un giocatore “normale”; in un certo senso non lo è mai stato: non lo è per le potenzialità, tecniche e atletiche, che abbiamo visto ancora solo in parte. Non lo è, soprattutto, per la sovraesposizione mediatica alla quale è sottoposto da quando era un adolescente, con il sovrappiù di una chiamata in azzurro da parte di Roberto Mancini che assomigliò a una specie di investitura a scatola – apparentemente – chiusa. 

L’ultima perla della collana è la questione della sigarettina in discoteca, con tanto di accusa di stare senza mascherina – ma le fanno anche col buco per fumare? – accanto ad altri ragazzi, tra cui il compagno di squadra Mancini, quello con cui si scannerebbe ogni giorno, stando ai mitici rumors cittadini. Discoteca e sigaretta, quindi: diciamo che non è il primo calciatore della storia a trascorrere il tempo libero in un posto del genere e nemmeno il primo a mostrare di indulgere a un’abitudine che non è certo sana, ma che hanno decine di suoi colleghi. C’è chi ha addirittura chiamato in causa l’esempio sbagliato che darebbe ai giovani come lui. Per un mozzicone colto di straforo in uno scatto. Allora: l’esempio sbagliato, rispetto al fumo, i giovani lo ricevono dalla giovane mamma che fuma portando il passeggino; dal professore che accende la sigaretta in giardino a ricreazione, dal panettiere che esce in strada fumando durante una pausa. Non da Zaniolo che in discoteca decide di concedersi due tiri, chissà quanto abituali poi. Sulla mascherina, poi, abbiamo già fatto la battuta che mette in ridicolo questa ennesima minicrociata contro il giocatore. 

La sensazione, sempre più nitida, è che Zaniolo ogni tanto qualche piccola leggerezza comportamentale, figlia più che altro dell’età, l’abbia commessa, soprattutto in campo. Ma nulla di paragonabile alle colpe di tutti quelli che non perdono occasione di amplificare qualsiasi cosa faccia, fosse anche il palloncino con il chewing-gum. Poi bisogna dire un’altra cosa, che ha a che fare col mestiere di chi scrive: se si ha la “notizia”, ammesso che la si possa considerare tale, della presenza di Zaniolo in discoteca, con tanto di sigaretta, la si dà. Ma che poi buona parte di alcuni articoli sia imperniata su reprimende da educatori e rimproveri più o meno velati è del tutto improprio. Dove sta scritto che un giornalista debba (e possa permettersi di) fare la morale a un ragazzo, per quanto celebre, per una scemenza del genere? 

Con questo giocatore non soltanto si sta esagerando, ma si sta smarrendo il senso del ridicolo. È un andazzo quantomeno sospetto; l’unica certezza è che continuerà, il primo a saperlo è proprio Zaniolo, che deve comportarsi sì da professionista (come tutti i suoi colleghi per i quali nessuno avrebbe alzato un polverone, a parità di episodio) ma a cui deve essere concesso di avere ancora vent’anni, a prescindere dai milioni di Euro. 

Paolo Marcacci