Difesa
Pau Lopez 6,5
Un finale pieno di imbarazzi, per non dire veri e propri infortuni tecnici, non può oscurare tre quarti di stagione disputati con rendimento regolare, caratterizzati da affidabilità, grandi interventi, assoluta sicurezza infusa ai compagni per quanto riguarda lo scarico di palla verso di lui, per fargli ricominciare l’azione con i piedi. Diciamo che le ultime settimane gli costano mezzo voto.
Mirante 6,5
Quando è stato chiamato in causa si è fatto trovare pronto, evidenziando reattività e brillantezza, a dispetto dell’anagrafe.
Mancini 6,5
Uno dei più utilizzati da Fonseca, alla fine. Rendimento non sempre costante in alcune fasi della stagione, però disponibile alla sperimentazione tattica; un finale di stagione che lo annovera tra i protagonisti. Abbiamo contato qualche cartellino di troppo.
Spinazzola 6
Bene in questo finale, con la messa a punto del motore e la presa di confidenza con la nuova disposizione. Restano negli occhi parecchi cross a rientrare, nelle tante occasioni in cui ha accelerato guadagnando la linea di fondo. Mezzo voto in meno per la mancanza di disponibilità nel cambiare fascia, cosa che ha infastidito anche Fonseca.
Smalling 7,5
Anche se dovesse andar via tra un minuto, è entrato di diritto nell’élite dei grandi centrali della storia perlomeno recente della Roma. Leader subito, velocissima la sua “digestione” tattica della Serie A. È diventato un riferimento per il reparto al punto tale che le sue giornate negative – ce le ricordiamo perché sono state pochissime – hanno coinvolto l’intera difesa. Si doveva fare di tutto, certamente di più, per trattenerlo.
Kolarov 6,5
Tornato ai suoi livelli; ha avuto periodi di fisiologica, evidente flessione, che guarda caso hanno coinciso con i momenti più difficili della squadra. Leader e fonte di gioco a dispetto dell’età, ha portato in dote gol e assist, tutto sommato ritardando il più possibile l’ingresso nel viale del tramonto.
Santon 5
Aveva iniziato in maniera anche apprezzabile, facendo baluginare possibilità di maggiore utilizzo. Le chance, numericamente, alla fine le ha anche avute. È sprofondato nell’anonimato, per una somma di motivi. Una dinamica ricorrente nella sua carriera.
Fazio 5
Del Comandante è rimasto il soprannome. Ha scalato la gerarchia con passo da gambero. Quando è stato chiamato in causa, ha palesato incertezze che son costate punti ed episodi negativi.
Ibanez 6,5
Quello che si è visto, è bastato a farci dire che le doti del centrale di livello, in prospettiva, ci sono tutte e in alcuni episodi caratterizzati dalla necessità di letture difensive immediate le abbiamo già viste. È uno che bada alla soglia di rischio e l’assunzione di responsabilità. Da preservare.
Bruno Peres 6,5
La sorpresa più bella e imprevista di questo finale di stagione. È sul pezzo, atleticamente e con la testa: un “click” nelle sue motivazioni ha fatto la differenza, da un certo momento in poi. I gol alla Spal possono anche essere episodici, le doti tecniche che li hanno resi possibili no. Ora come ora è difficile rinunciare a lui, pensando all’undici da opporre al Siviglia.
Zappacosta 5,5
Pregiudicato dalla lungodegenza. Quello che abbiamo visto a tratti è un giocatore convalescente; il giudizio è temporaneo. Alcune fasi di alcune partite, come la prima mezz’ora di San Siro contro il Milan, dicono che varrebbe la pena aspettarlo.
Centrocampo
Kluivert 5
Sparito dai radar per una serie di colpe motivazionali e di atteggiamenti ingiustificati da star. Si ricordano prove apprezzabili: questa è un’aggravante visto il calo prestazionale e la diminuita incidenza nelle ultime partite che Fonseca gli aveva concesso.
Ünder 5
Vedi Kluivert, con qualche colpa in più.
Veretout 7
Ha riempito di sé la mediana e, all’occorrenza, la trequarti romanista. Ha scaricato il contachilometri sempre salvaguardando la massima qualità possibile. Incursore, tiratore. A proposito: il prossimo anno gliela lasciamo qualche punizione?
Pellegrini 6
Giudizio troppo severo? No, pre-giudizio sul campionario delle sue qualità, per far brillare le quali deve salire “quel” gradino: quello dell’incidenza nelle partite che contano.
Cristante 6,5
All’inizio è sembrato essere né carne né pesce, più per colpa della collocazione tattica che del suo rendimento. Le sue doti si apprezzano di più nella versione atalantina, per rendere l’idea. La sua disponibilità al sacrificio gli aumenta il giudizio di mezzo voto. Ci aspettavamo qualche gol in più, ma torniamo al tema dell’utilizzo.
Zaniolo 7
L’infortunio, le voci, qualche polemicuccia fiorita dal nulla. In mezzo a tutto ciò, le sue doti, adamantine, indispensabili per affrontare il Siviglia e per andare oltre. Patrimonio romanista e italiano, andrebbe protetto di più, in ogni modo. Lui deve aiutarsi limando qualche eccesso agonistico in campo.
Diawara 6,5
Rendimento e costanza, quando supportato dalla condizione. Ha convissuto con l’infortunio, ci convive tuttora; con la nuova modulistica tattica di Fonseca appare più autorevole, lì in mezzo.
Mkhitaryan 7
Ogni volta che è stato bene, ha sempre mostrato ciò che è: un giocatore di altra (e alta) categoria.
Pastore 5
Auguriamoci tutti una pensione anticipata è dorata come la sua. Sulle qualità, indiscusse, è inutile ripetersi, ma sono come una fuoriserie che gira cinque chilometri l’anno. E che costa decisamente troppo.
Villar 6
Si è visto qualcosa e quel qualcosa, soprattutto per la qualità del palleggio, non è dispiaciuto.
Attacco
Carles Pérez 6,5
Pedigree indiscutibile, suffragato da quanto si è visto durante i suoi utilizzi. Tecnicamente parla un linguaggio raffinato, soprattutto col sinistro. È già qualcosa in più di un prospetto.
Perotti 5
Pregiudicato dagli infortuni muscolari, ha totalizzato un numero apprezzabile di presenze ma una marginale incidenza nella stagione della squadra. Certe sue doti, a cominciare dalla regolarità dal dischetto, potrebbero tornare utili contro il Siviglia e, si spera, oltre.
Kalinic 5,5
Strano attaccante, almeno per quanto riguarda la sua versione romanista. Del resto, per trovarlo in doppia cifra bisogna risalire al suo 2016 in maglia viola. Apre spazi, protegge la palla, dà profondità. Se proprio non può farne a meno, tira anche un poeta.
Dzeko 8
Principesco campionario tecnico, a supporto di una stagione inappuntabile anche dal punto di vista realizzativo. Piedi da numero dieci su maglia numero nove. Delicatamente leader. Entra di diritto nell’élite dei gradi centravanti giallorossi di sempre. Ancora non è stata compresa del tutto la sua grandezza, già suffragata peraltro dalle stagioni col Wolfsburg e col Manchester City.
Paolo Marcacci