Nel mondo che ha originato il pensiero del capitalismo, la domanda strategica era: cosa fanno le imprese?
Nel mondo attuale la domanda strategica è: perché le imprese esistono?
Alla prima domanda l’economista classico avrebbe risposto: “Per ridurre attraverso la gerarchia i costi di transazione”.
Alla seconda domanda, l’economista attuale risponde: “Per produrre ed elaborare conoscenza”.
Se abbiamo capito questo, cioè il fatto che l’economia di oggi deve produrre conoscenza, questa pillola mi porta a una considerazione totalmente diversa.
La considerazione alla quale mi porta è il fatto che la conoscenza è ciò che è più in discussione in un mondo nel quale vengono definite balle (o fake news) le verità, mentre vengono spacciate per verità le menzogne.
Ho visto ad esempio un giornale scrivere che non sarebbe vero che l’Italia è un contributore netto dell’Unione Europea. Ma i dati smentiscono chi l’ha scritto. L’Italia da vent’anni è di fatto un contributore netto dell’Unione Europea, poi che sia giusto o bello è un’altra questione.
La verità è che l’Italia ha dato più contributi all’UE di quanti ne abbia ricevuti.
Ma torniamo alla domanda “perché le imprese esistono?”
Esistono di fatto per pagare le tasse. Per consentire a qualcuno di fare il cosiddetto smart working e a qualcun’altro di lavorare diciotto ore al giorno per consentire a questo di poterlo fare.
Quando dico queste cose qualcuno si schiera contro di me: non mi interessa.
Voglio riaffermare una verità alternativa a quella dei “giornaloni”. Una verità data dai dati: l’Italia ha dato più soldi all’Unione Europea di quanti ne abbia ricevuti. Punto.
E riflettiamo sul perché esistano le imprese oggi: per creare conoscenza.
Non per pagare le tasse.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi
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