Ancora polemiche sullo scandalo dei furbetti del bonus. I 600 euro chiesti e ricevuti da parlamentari e politici sparsi in tutto il paese hanno generato notevoli reazioni a catena nell’opinione pubblica e all’interno dei partiti. La Lega ha sospeso due suoi esponenti, altri funzionari pubblici si sono autodenunciati e autosospesi, altri ancora rimangono nel silenzio. In una situazione di così grave crisi, potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso.
Il Professor Enrico Michetti ha fornito un’interpretazione fuori dal coro, in linea ovviamente con il suo ruolo di giurista. Questo perché diritto ed etica non sempre vanno di pari passo: se c’è un colpevole, questo è il legislatore come ha fatto notare nel suo intervento durante “Lavori in Corso”.
Ecco l’intervista di Stefano Molinari e Luigia Luciani.
“Se il politico aveva il diritto ad avere quei soldi, moralmente cosa significa? Aggiungere ipocrisia a ipocrisia. Io scelgo un candidato se sa scrivere le leggi non per il bonus. C’è stata un’evasione della norma? No, e allora non puoi chiamarli furbetti. Poi ci sono le scelte personali, ma se la legge dà un diritto, perché non devo usufruirne? Ma chi lo dice? Allora scrivimelo nella legge.
Chi li ha percepiti bisogna vedere se lo ha fatto in linea con la legge. Perché deve essere messo alla gogna? Fai allora una legge per quelli che non arrivano a fine mese, se non sai scrivere una norma allora è un altro discorso. Mica puoi fare una legge trappola.
“Se io rispetto la legge devo essere rispettato, anche se prendo i 600 euro e li butto“
Senso etico della politica? Il senso etico non possiamo costruirlo noi sugli altri, io ho rifiutato il bonus per refrattarietà alla burocrazia, ma non ne faccio una questione etica.
Noi non dobbiamo fare altre riflessioni, non mi dà fastidio una persona che esercita un diritto. L’etica non deve essere applicata solo a chi possiede qualcosa di materialmente divisibile ma dovrebbe essere il rapporto tra quello che uno può fare o non può fare; se io rispetto le regole nessuno può censurare la mia etica. Non siamo in uno Stato etico, siamo in uno Stato di diritto, e se io rispetto la legge devo essere rispettato, anche se prendo i 600 euro e li butto. Anche perché noi possiamo avere sempre un’immagine parziale di una persona, che magari pensiamo stia molto bene ma poi non è così nella realtà dei fatti. Fare i conti in tasca alle persone a me non piace. Sennò chi candidiamo? I morti di fame, che rinunciano al bonus e non sanno scrivere una norma e ci troviamo di fronte a un palinsesto di 100 mila norme che non sanno semplificare ma non prendono il bonus.
Competenza e senso civico possono coesistere? A me interessa una persona che rispetta le leggi, certo poi mi dà fastidio chi dice una cosa e ne fa un’altra. Ma il riferimento è il rispetto delle leggi sennò poi sono punti di vista. Il punto di riferimento per uno Stato di diritto è il rispetto della norma, e rispetto una persona se rispetta la norma“.
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