“Per battere Hamilton devi entrargli nella testa”: era stato chiaro, in settimana, Nico Rosberg. La gara di oggi ci dice che è stato anche profetico: l’inglese è stato perfetto, in un crescendo di prestazione, soprattutto in ciò che lo aveva messo in difficoltà nella gara precedente: la gestione degli pneumatici.
Leonino, per l’interpretazione della corsa, Max Verstappen, che non è stato aiutato a livello motoristico dalle difficoltà del week end è che ha pagato dazio, dopo una serie di smontaggi, dalla power unit che ha accusato un calo di potenza. Grande gara, a dispetto del grande sconfitto di oggi. Anche di oggi, per meglio dire: Valtteri Bottas, che porta a casa il giro più veloce carpito nel finale, ma che nuovamente si trova a recriminare su scelte strategiche a livello di pneumatici e su una partenza totalmente sbagliata, che lo ha visto pallido inseguitore, non aiutato dalle soste.
Allo stesso modo ed è lui, almeno per noi, il pilota del giorno, Sebastian Vettel non è stato aiutato dalla Ferrari al muretto: una sola sosta, combinazione media-soft, poi una serie di giri pressoché perfetti, oltre che entusiasmanti, trascorsi incalzando il team circa le decisioni da prendere e con le risposte interlocutorie e tardive che gli hanno fatto dilapidare nel finale una parte della grande prova a livello di guida: il settimo posto è tutto merito suo, portato a termine, da doppiato, con la vettura letteralmente piantata sull’asfalto negli ultimi giri. La sua arrabbiatura via radio è comunque un segno di vita agonistica. Per il resto il Cavallino è tutto nella descrizione di Leclerc dopo il ritiro: spento, non funziona niente.
Inizia dal Belgio un altro mondiale, a livello regolamentare: chi dovesse aspettarsi maggiori difficoltà per la Mercedes resterà deluso; chi confida invece nel fatto che qualche vecchio leone, come oggi è stato Kimi Raikkonen, possa avere qualche possibilità in più di ruggire, potrà divertirsi un poco di più.
Paolo Marcacci