Si avvicina un momento delicato per la politica italiana, con i cittadini italiani chiamati nei prossimi giorni ad eleggere i propri rappresentanti in diverse regioni e a dire sì o no alla riduzione del numero dei parlamentari. Sale dunque la tensione nei centri del potere, come anche nelle piazze.
A subirne le conseguenze negli ultimi giorni è stato uno dei politici più esposti agli elogi e alle critiche del popolo: Matteo Salvini. Il leader della Lega è reduce da un’aggressione avvenuta un paio di giorni fa a Pontassieve (Firenze), nell’ambito della campagna elettorale per la Regione Toscana. Mentre oggi, lo stesso Salvini, è stato pesantemente contestato a Torre del Greco (Napoli) attraverso fischi, slogan ed anche il lancio di pomodori.
A tal punto che dopo soli cinque minuti l’ex ministro degli Interni è stato costretto ad interrompere il comizio e tornare sui suoi passi. Per analizzare il clima di rabbia e odio, se di questo si tratta, è intervenuto ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari il giornalista de “La Verità” Daniele Capezzone.
Questo il commento di Capezzone a “Lavori in corso”.
“Diritto di parola fatto a pezzi”
“Questo è un precedente che non è accettabile. Qui non è questione di Salvini, degli avversari, degli amici della destra o della sinistra. Se tu consenti ad una manifestazione di assumere forme tali da impedire che un altro prenda la parola, tu hai ucciso, hai fatto a pezzi, il diritto di parola. In questo caso del leader dell’opposizione.
Mi permetto di rivolgere un appello a tutti: prefetti, ministro degli Interni, forze politiche. Trovo pericoloso ed irresponsabile arrivare al contatto fisico e alla prossimità con la manifestazione che non ti piace. Perché a quel punto può succedere di tutto. Poi quando succede di tutto ricominciamo il solito gioco ‘è colpa mia, è colpa tua’?”
“E se avessero fatto di peggio?”
“Non hanno impedito il comizio fisicamente, nel senso che non gli hanno messo le mani addosso. Capisco che magari qualcuno poteva auspicare che questo accadesse. Ma se lei sta organizzando una manifestazione, sta parlando e c’è a mezzo metro un chiasso così assordante da impedirle materialmente di farsi sentire.
Insomma, Salvini è uno che ha una pratica di piazza. Se dopo 5 minuti sospende è evidente che è una situazione in cui il comizio era di fatto impedito. Io trovo che questo è inaccettabile. E se poi tra i contestatori qualcuno faceva qualcosa di peggio? Che facevamo?”
Aggressione a Pontassieve
“Ragazzi, c’è un problema. La sera precedente a Pontassieve la Lega aveva dovuto annunciare lo spostamento del luogo dove avrebbero fatto il pranzo il giorno dopo, perché il ristoratore era stato inondato di insulti. Qui c’è un clima di caccia all’uomo nei confronti di Salvini, che a mio avviso dovrebbe preoccupare gli avversari seri di Salvini.
In questo momento servirebbero leader di sinistra che dicessero: signori, il mio partito non è d’accordo, ma giù le mani.
Tra l’altro fatelo dire a un laico come me. Strappare un segno religioso è veramente una cosa brutta, brutta, brutta”.
“Sconsiglio alla sinistra la fascistizzazione del nemico”
“Salvini fa la sua propaganda e ha il diritto di farla. Che sia bella o brutta, giusta o sbagliata. E gli elettori lo giudicano nelle urne. Io sconsiglio alla sinistra la fascistizzazione dell’avversario per cui per 10 anni hanno fascistizzato Berlusconi e adesso Salvini. Se il gioco è sempre quello di dire che il tuo nemico è un uomo cattivo, malvagio, pericoloso, odiatore, poi trovi qualcuno che passa a vie di fatto.
“Anche sul tema più rovente, quello dell’immigrazione, mi permetto di dire che a me non convince come la sinistra imposta la questione. In tutto il mondo ci sono due linee sull’immigrazione: una linea più aperta, una linea più rigorosa. Ma nel resto del mondo nessuno si sogna di dire che l’altro è un fascista. Solo qui in Italia i sostenitori di una tesi sono dichiarati fascisti. Qui in Italia tra Salvini e Meloni hanno il 40% dei voti, vogliamo dare dei fascisti al 40% degli italiani?”
A me sembra un’operazione stupida da parte di una certa sinistra mediatica, prima ancora che politica”.
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