“Non salutatevi coi gomiti”: l’OMS si rimangia la parola, la farsa continua

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ancora una volta mutato parere. Ha nuovamente rovesciato la propria narrazione. E così ora ha affermato, secondo quanto viene riferito da tutti i principali quotidiani, tra i quali l’Huffington Post, che così titolava qualche giorno addietro: “Sbagliato salutarsi con il gomito, meglio mettersi una mano sul cuore“.
Queste le parole dell’Huffington Post, che compendiano questa svolta del saluto presa dall’OMS.

Bisogna non più salutarsi con il gomito, come per mesi ci hanno caldeggiato di fare annunziando alla stretta di mano come disse testualmente Fauci, il principale esponente della iatocrazia oltre oceano.
Bisognava abolire la stretta di mano, ciò che non riuscì a nessun regime del passato. Sembrava potesse riuscire al regime terapeutico e adesso nemmeno più il saluto con il gomito viene considerato per evitare il contagio da Covid -19. Ci propongono invece di salutarci mettendoci una mano sul cuore. Una sorta di Gioca Jouer in continua evoluzione.

Ricordate quel ballo della movida degli anni ’90, che implicava una sorta di continuo mutamento delle posizioni assunte durante le danze e le baldanze? Ebbene, adesso ci propongono di mutare ancora una volta il saluto: non più il gomito ma la mano sul cuore. Ciò che il giorno prima era considerato e magnificato come salvifico, viene il giorno dopo degradato a pericolosissimo. Talvolta addirittura mortifero.

Possiamo dirlo senza tema di smentita, la mano che ci invitano adesso a metterci sul cuore, l’OMS forse dovrebbe metterla sulla propria coscienza. Intanto forse se fossimo nell’Amleto shakespeariano potremmo sentire le parole che troviamo nel medesimo capolavoro: “Vi è del metodo in questa follia e il metodo che ravvisiamo è che, un po’ alla volta, sempre più si accentuano le distanze“.
Perché, se già il gomito, come salute, implicava un distanziamento del prossimo, adesso mettere la mano sul proprio cuore implica l’assenza completa di contatto con l’altro.

Strana religione davvero quella del capitalismo terapeutico, che ci chiede di amare il prossimo tenendolo a distanza. Che ci chiede di essere civici rinunziando alla società. Che ci chiede ancora di amare la libertà, rinunziando a quella presente.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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