Europee, l’Italia rischia

L’Italia potrebbe perdere peso in Europa nella prossima legislatura. Le proiezioni relative all’assegnazione dei seggi nel prossimo Parlamento Europeo realizzate da Kantar Public e diffuse lunedì a Bruxelles fotografano il rischio, che si era già intravisto, che il nostro Paese potrebbe correre con le prossime elezioni europee: quello di diventare, se non marginale, decisamente meno influente di quanto non sia stato finora nelle decisioni che contano in Europa. I caveat, tuttavia, sono molti: i conti si faranno solo a urne chiuse, ovviamente, e i ragionamenti che si possono fare oggi hanno un valore estremamente relativo, perché in tre mesi possono succedere molte cose.

Quelle diffuse dal Parlamento Europeo sono solo proiezioni basate su sondaggi, a più di tre mesi dalle elezioni, quindi vanno prese con le molle: tuttavia, secondo i dati resi noti, l’Italia – anche per via della soglia di sbarramento al 4%, che dal punto di vista dell’interesse nazionale è considerato un autogol (tanto che l’ex premier Matteo Renzi avrebbe voluto abolirla) – pare destinata a rimanere assente dal gruppo dell’Alde, i Liberaldemocratici, che potrebbe far parte della maggioranza (il gruppo anche oggi non conta neanche un italiano), e da quello dei Verdi, dove oggi siede solo un eurodeputato, l’ex Cinquestelle Marco Affronte. In ogni caso non è detto che i Verdi entrino in maggioranza, anche perché sulla base dei numeri diffusi Ppe, S&D e Alde potrebbero farcela da soli, anche senza contare i seggi della Lrem di Emmanuel Macron.

Nel Ppe il nostro Paese è previsto perdere peso, passando da 13 a 8 seggi. Nel gruppo dei Socialisti e Democratici, dove gli italiani sono oggi la prima delegazione con 31 seggi, il Pd dovrebbe scendere a 15, cedendo agli spagnoli del Psoe lo ‘scettro’ di prima delegazione, in un gruppo fortemente dimagrito (da 186 a 135 seggi), nel quale sono previsti in crollo verticale sia l’Spd tedesco (da 27 a 15 seggi) che i Socialisti francesi (da 12 a 5).

Quindi, mentre oggi nella maggioranza l’Italia ha un peso notevole, essendo la prima delegazione nel secondo gruppo e una delle delegazioni di fascia medio-alta del primo gruppo, nella prossima legislatura il nostro Paese, sempre che le cose non cambino di qui a maggio, potrebbe avere una presenza ridotta solo in due partiti della prossima possibile maggioranza, Ppe e S&D, essendo assente sia dall’Alde che dai Verdi (posto che entrino in maggioranza).

Va ricordato che l’ingresso dell’Alde nella maggioranza non è una novità dirompente, dato che i Liberaldemocratici facevano parte della maggioranza che votò Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione Europea nel 2014. L’Italia cresce, e parecchio, in gruppi che però difficilmente faranno parte della maggioranza: nell’Enf, il gruppo dell’Europa delle Nazioni e delle Libertà in cui siedono sia la Lega che il Rassemblement National di Marine Le Pen, il partito di Matteo Salvini è previsto balzare da 6 a 27 seggi, a un’incollatura dalla Cdu tedesca, che è stimata conquistarne 29, ad oggi (va sempre ricordato che si tratta di proiezioni elaborate sulla base del consensus calcolato sulla base di sondaggi nazionali).

Per il partito di Matteo Salvini si profila un exploit senza eguali in Europa, dato che potrebbe diventare la seconda delegazione dell’intero emiciclo, sempre secondo le proiezioni. Un successo che però, se la Lega rimarrà nell’Enf con Marine Le Pen, rischia di rimanere nel congelatore, dato che il partito dell’estrema destra è a tutt’oggi considerato un intoccabile in Europa, anche per via del suo orientamento filorusso. Anche il M5S è previsto aumentare la sua presenza a Bruxelles, passando da 14 a 22 eurodeputati, ma non è ancora chiaro quale sarà la sua collocazione nell’emiciclo. In ogni caso, è difficile che i pentastellati finiscano a far parte della maggioranza.

L’Italia, sempre che i dati si rivelino veritieri a fine maggio, sembra destinata a mancare da uno dei tre gruppi (l’Alde) della possibile maggioranza europeista, e a dimagrire sia nel primo, il Ppe, che nel secondo, l’S&D, oltre a sparire dall’estrema sinistra della Gue/Ngl. Secondo le proiezioni, l’Italia accrescerebbe il proprio peso nei due gruppi più a destra dell’emiciclo, che difficilmente avranno un peso decisivo. Sempre, naturalmente, che l’Efdd sopravviva, cosa che non è detta, visto che i Cinquestelle sembrano orientati verso altri lidi. E sempre, ovviamente, che le cose non cambino.

E’ circolata, e circola, l’ipotesi che la Lega possa passare nella prossima legislatura dall’Enf all’Ecr, il gruppo dei Conservatori e Riformisti, dove diventerebbe la prima delegazione davanti ai polacchi del Pis e dove i suoi voti potrebbero essere messi a frutto per condizionare la maggioranza, dato che l’Ecr è visto come un ‘contenitore’ con cui dialogare non è disdicevole, come lo è invece con l’Enf. E il destino europeo del M5S, che pure crescerà, allo stato attuale rimane incerto, dato che per formare un gruppo occorrono almeno 25 eurodeputati, e questo non è un problema, provenienti però da almeno un quarto degli Stati membri, e questo potrebbe essere un problema.

In ogni caso, la prospettiva di una ‘rivoluzione sovranista’ nell’Ue a 27 non trova riscontro nei sondaggi, ad oggi: sulla base dei numeri diffusi lunedì, anche mettendo insieme Ppe, Ecr, Enf ed Efdd, un esercizio puramente teorico visto che, tra l’altro, lo Spitzenkandidat Manfred Weber ha chiarito in tutti i modi che il Ppe rimane saldamente pro Ue, non si raggiunge la maggioranza. Con questi numeri, se la maggioranza fosse formata da una combinazione di Ppe, S&D e Alde, magari con i Verdi, che sono saldamente europeisti, il nostro Paese potrebbe perdere peso in Europa rispetto ad oggi, o perlomeno nella stanza dei bottoni. L’Italia potrebbe ritrovarsi a pesare moltissimo, ma solo nella minoranza.

Tutti questi ragionamenti valgono fino a un certo punto, poiché i conti si faranno solo a scrutinio ultimato. Va poi considerato che la prossima legislatura, secondo le proiezioni diffuse, dovrebbe vedere l’ingresso di una pattuglia non trascurabile di eurodeputati appartenenti a partiti nazionali che ad oggi non hanno alcuna affiliazione europea: sono ben 58, secondo le proiezioni, sei dei quali spagnoli, 18 francesi, 6 polacchi, 3 cechi e 3 rumeni.

L’avvento di questa pattuglia di ‘newcomers’ aumenta le combinazioni possibili ma in ogni caso il Ppe pare destinato, a meno di sconvolgimenti ad oggi non prevedibili, a restare saldamente il primo partito dell’Aula di Strasburgo.

I giochi si faranno solo a urne chiuse ma dai numeri diffusi lunedìsempre che si rivelino veritieri, emerge che la grande crescita dei ‘sovranisti’ non è generalizzata nell’Ue, in termini di seggi, ma concentrata in alcuni (grandi) Paesi: nell’Enf è dato in forte crescita, oltre alla Lega, il francese Rassemblement National, che passa da 15 a 21 seggi. Nel gruppo guadagnano un seggio gli austriaci dell’Fpoe, a 5 seggi, ma per esempio spariscono i polacchi, che invece sono forti nell’Ecr, con il Pis al 40% e 24 seggi.

Nel campo ‘sovranista’ o nazionalista corrono i tedeschi dell’Afd, che con il 12% dei voti passano da 1 a 12 seggi, e che però oggi siedono nell’Efdd, lo stesso gruppo dei Cinque Stelle, che sembrano intenzionati ad abbandonarlo per formarne uno nuovo. Cinque Stelle che oggi contano 11 eurodeputati: ne avevano eletti 17 ma tre sono passati in altri gruppi (Marco Zanni nell’Enf, Marco Affronte nei Verdi e David Borrelli nei Non Iscritti) e tre sono usciti dal Movimento, pur rimanendo nel gruppo (Marco Valli, Giulia Moi e Daniela Aiuto).