Da oggi nel Lazio vige l’obbligo della mascherina all’aperto. Il Presidente della regione Zingaretti ha firmato l’ordinanza, come in altre regioni d’Italia, per prevenire l’aumento dei contagi. Un provvedimento che giunge dopo la notizia della probabile nuova proroga dello stato di emergenza che il Parlamento dovrà decidere se accettare su richiesta del Governo Conte.
Matteo Bassetti, infettivologo dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, è intervenuto a ‘Lavori in Corso’ per commentare i due temi che tengono banco nei dibattiti della politica e dell’opinione pubblica. Ecco cosa ha detto a Stefano Molinari e Luigia Luciani.
Dott. Bassetti ► “Sì a misure preventive, ma non terrorizzate la gente!”
Obbligo mascherine nel Lazio
“È evidente che è una misura che serve a stressare l’attenzione dei cittadini sul fatto che stiamo camminando sull’orlo del precipizio, uno strumento per ricordare a tutti che il peggio potrebbe essere passato ma rischiamo di tornare dove eravamo, almeno in termini di contagi. Quindi va nel verso di raccomandare di utilizzare la mascherina, da mettere insieme ad un pacchetto di provvedimenti per la nostra tutela come lavarsi le mani, stare a casa se si hanno sintomi, vaccinarsi, distanziarsi. La mascherina è la cosa che balza anche più all’occhio, in questo senso quindi il provvedimento ha la sua ragione.
Io rimango perplesso del renderle obbligatorie con le multe perché poi si rischia di avere l’effetto contrario. Gli italiani devono imparare ad usarle a prescindere. Credo fortemente nel senso civico e con le mascherine gli italiani lo hanno dimostrato. Io vivo a Genova e se tu vai in giro la mascherina ce l’hanno tutti. Poi bisogna evitare gli eccessi, perché se io sono per strada e sto camminando da solo non ha un grande senso. Ora che andiamo verso la stagione invernale poi le persone staranno al chiuso e dovranno stare attente, allenarsi a portarle dentro”.
Dati coronavirus
“Dobbiamo guardare il totale delle persone contagiate in Italia oggi, circa 55 mila, sono lo 0,5% quelli in terapia intensiva; a marzo avevamo il 5-10%. Vuol dire che c’è moltissima circolazione del virus, per fortuna nell’80% asintomatici, siamo alla base della piramide, a marzo eravamo alla punta con tutto sommerso. È vero che c’è circolazione di malattia ma è stabile. Abbiamo il 2% di tamponi che è positivo ormai da un mese e mezzo. È chiaro che se un paese fa 120 mila tamponi al giorno, si aspetta di trovare 2500 positivi. Più vai a cercarlo, più lo trovi. Quello che i cittadini devono sapere è che con tanti positivi noti è chiaro che il sistema sanitario va in affanno. Perché se sono positivo al minimo sintomo sono terrorizzato e vado in ospedale e questo dobbiamo far sì che non succeda. Quindi oggi pur essendoci meno malattia grave, con tanta circolazione di positivi c’è una pressione sui sistemi sanitari”.
Proroga dello stato di emergenza
“Se noi dobbiamo decretarlo per dire agli italiani che siamo dove eravamo a marzo-aprile, è profondamente sbagliato. La ragione per cui si prolunga è molto più tecnica e va spiegata. Il nostro sistema iper-burocratizzato, se ho bisogno di un ventilatore, devo assumere un medico o trovare una struttura alberghiera dove mettere dei positivi, ci vogliono 6 mesi e io invece ne ho bisogno subito. Lo stato di emergenza diventa uno strumento per poter permettere di fare cose che negli altri paesi si possono fare normalmente. L’importante è che non passi il concetto che siamo messi male, ad oggi siamo ancora uno dei paesi europei che stanno meglio”.
No allarmismo
“Cosa posso dire a quelli che non si metteranno la mascherina? A Genova c’è una scritta sul Milite Ignoto che dice: ‘La guerra è l’unica lezione della storia che gli uomini non hanno mai imparato abbastanza’. Il Covid è una lezione che va imparata. Però non bisogna essere allarmisti, perché l’allarmismo è il peggiore consigliere in un momento così. Terrorizzare la gente è il modo peggiore per fare informazione sulla popolazione e rischia di far saltare per aria il sistema. Dobbiamo essere cauti anche a dare i numeri oppure rischiamo di tornare a quel panico che ci ha governato per due mesi e io che l’ho vissuto non lo voglio”.
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