Mi ricordo quando ero ragazzo di come si studiava a fondo la Costituzione. Era considerata quasi come una sorta di equivalente laico della Bibbia. Un testo sacro che garantiva diritti imprescrittibili e norme fondative della pur imperfetta democrazia.
La più bella del mondo ci insegnavano a scuola e ripetevano all’unisono artisti e intellettuali. Eppure sembra che già da alcuni lustri, la Costituzione abbia perso il suo valore e possa essere messa in discussione come se nulla fosse.
Insomma, non è più la Costituzione più bella del mondo. Anzi, ha perso il suo fascino a tal punto che la si può tranquillamente violare. Mai come prima della narrazione pandemica del coronavirus era stata tanto dissacrata, offesa e rovesciata la nostra Costituzione.
I virologi fanno a gara per stabilire la prima data utile per tornare al lockdown, all’imprigionamento. C’è chi dice che a Natale bisognerà tornare al lockdown, come il virologo Cristanti. E c’è chi rettifica asserendo che Natale e fin troppo tardi, come ha fatto ieri Pregliasco.
Nessuno dice che il regime emergenziale che ci stanno infliggendo è la morte della Costituzione. Ebbene il regime terapeutico, che ci toglie la libertà promettendoci la sicurezza, sta facendo strame della Costituzione. E la maggioranza degli italiani accetta in silenzio, come già un tempo in silenzio accettò altre forme oscene di dispotismo.
Il garante della Costituzione, il Presidente della Repubblica, sembra egli stesso succube della narrazione emergenziale. Sembra abbia egli stesso metabolizzato il dogma indiscutibile perché avallato dalla scienza, per cui le norme sanitarie vengono prima della Costituzione.
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