Non vi stanno dicendo tutto: su contagi, morti e terapie intensive la verità è un’altra!

Si dice che i dati non mentono, quel che non si dice è che può mentire il modo in cui vengono raccontati. Il dato in forma pura non esiste, esiste sempre narrato in cornici di senso che a loro volta non sono dati ma sono interpretazioni.

È così credo che si può intendere quello che sta accadendo nel quadro del Covid-19.

Proviamo a portare tre casi a sostegno della tesi circa la non obbiettività della narrazione sui dati.

Il primo caso ben noto è quello dei tamponi. Si dice che aumentano i contagiati, non si specifica o se si dice lo si fa in forma secondaria, che sono aumentati i tamponi. In sostanza è vero che sono aumentati i contagiati, ma questo dato non è obbiettivo in sé: la narrazione non dice o tende a omettere che è cresciuto il numero di tamponi. Più tamponi fai, più contagiati trovi.

Seconda narrazione emergenziale: i morti. Si continua a non specificare chi è morto per Covid e chi è morto con Covid. Spesso, anzi quasi sempre, viene etichettato come morto di Covid chi in realtà è morto avendo il Covid ma per altre patologie. Dato obbiettivo, sì, ma la narrazione?

Ultimo caso che ci riguarda da vicino in questi giorni e che è riportato dall’Ansa. L’ALTEMS – Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari ha studiato il modo in cui l’Abruzzo ha saturato il 150% dei posti letto aggiuntivi implementati, il Piemonte l’83%, Marche 67%, Campania 66%, Toscana 65% e Sardegna 63%. Sono piene le terapie intensive o i posti letto aggiuntivi implementati? O, ancora, sono pieni i posti letto aggiuntivi dopo che già sono state riempite le terapie intensive? E perché, se sono pieni solo i posti letto aggiuntivi implementati, c’è chi dice che sono piene le terapie intensive in quanto tali?

Leggetelo due volte e riflettete.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro


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