“Ho pianto dopo il Dpcm. Mai ricevuto un aiuto dalle istituzioni” ► La disperazione degli imprenditori

È clima da lockdown in tutta Italia con il nuovo Dpcm del Premier Conte. Dopo i suggerimenti sui comportamenti da adottare per arginare la diffusione del virus, arrivano a distanza di pochi giorni le imposizioni definitive. Se bar e ristoranti si trovano in condizione di estrema difficoltà a causa della chiusura anticipata alle 18, c’è chi si trova in una situazione ben peggiore perché costretto a chiudere del tutto.

Stiamo parlando di teatri, cinema, piscine, palestre e scuole di ballo, come nel caso di questa storia che vi raccontiamo oggi. “Non mi vergogno ad ammetterlo: ho passato l’intera mattinata a piangere. È una chiusura pesantissima”. A parlare è Michela Marchese, direttrice di una scuola di danza romana che si trova oggi a non poter tenere aperta la sua struttura a causa delle nuove disposizioni. “Quello che mi fa molta rabbia – racconta in questa intervista di Paolo Marcacci – è che oggi, a distanza di 5 mesi dalla riapertura, non sono ancora arrivati gli aiuti. Non è arrivato nulla! Noi abbiamo continuato a pagare tutto con i nostri sforzi. Gli affitti non sono stati sospesi, le bollette sono arrivate al 100%… Mi chiedo: con quale coraggio oggi viene imposta una seconda chiusura forzata senza ancora avere lavorato a un piano di aiuti concreto per la prima? È inaccettabile!”

Insieme a cinema e teatri, piscine e palestre sono state chiuse poiché considerate “attività non essenziali”, una dicitura, questa, che per gli imprenditori e tutto il personale che con quelle attività ci porta avanti le proprie famiglie, non può essere accettata: “Attività non essenziale? Io ringrazio e alzo la testa con orgoglio, perché con questa attività ci pago l’affitto, ci mangio, ci pago le bollette e penso al futuro delle mie figlie come qualunque altro lavoratore”.


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